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CONFINEL'assassino di don Roberto temeva di essere rimpatriato

16.09.20 - 15:11
Confuso e delirante, il 53enne che ha ucciso il sacerdote non ha mostrato segni di pentimento durante l'interrogatorio
foto per gentile concessione di QuiComo
L'assassino di don Roberto temeva di essere rimpatriato
Confuso e delirante, il 53enne che ha ucciso il sacerdote non ha mostrato segni di pentimento durante l'interrogatorio
L'assassino, cittadino tunisino, era stato più volte colpito da provvedimenti di espulsione e temeva il rimpatrio. In Italia dal 1993, si era sposato con una donna italiana. Con il divorzio sono iniziati i suoi guai.

COMO - Temeva di essere la vittima di un complotto, ordito con il solo obiettivo di cacciarlo dall'Italia e rimpatriarlo in Tunisia, e che don Roberto Malgesini facesse parte della presunta congiura. Per questo ieri mattina lo ha ucciso. «Era giusto così», ha detto ai detective della Squadra Mobile Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l'omicidio del sacerdote.

L'uomo, in evidente stato confusionale, non ha mostrato segni di pentimento per il suo gesto, nonostante fosse in buoni rapporti con il prete. Al contrario, durante l'interrogatorio ha proferito dichiarazioni deliranti, come riferiscono i media italiani oggi. Don Roberto, ha detto, «è morto come un cane», sotto una serie di colpi inferti con un grosso coltello da cucina. In passato aveva ricevuto più volte il suo aiuto, ma lo vedeva comunque come un nemico.

Una mente di certo confusa, la sua, ma non affetta da problemi psichici specifici, perlomeno non secondo gli accertamenti svolti nella giornata di ieri. A emergere è stato invece l'oggettivo timore del 53enne, che negli ultimi 5 anni aveva già accumulato sei denunce per violazione della legge sull'immigrazione.

In precedenza Mahmoudi aveva però avuto una vita regolare nella Penisola, in cui era arrivato nel 1993. Si era sposato con una donna italiana, dalla quale aveva poi divorziato. E con la fine del matrimonio sono iniziati i suoi guai. Prima la revoca del permesso, poi i provvedimenti di espulsione. L'ultimo risaliva allo scorso aprile, ma era rimasto in "stand-by" a causa dell'emergenza Covid.

Anche questa volta, Mahmoudi aveva presentato ricorso, che si sarebbe dovuto discutere proprio ieri. Un fattore che ha probabilmente agito da catalizzatore sulla rabbia e la paura del 53enne, che hanno così guidato la sua mano nel commettere l'atroce delitto di piazza San Rocco.

Il ricordo di Papa Francesco

«Desidero ricordare in questo momento don Roberto Malgesini, sacerdote della diocesi di Como che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa», ha detto oggi il pontefice al termine dell'udienza generale. «Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi famigliari e della comunità comasca e, come ha detto il suo vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri». E ha concluso: «Preghiamo in silenzio per don Roberto Malgesini e per i tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società».

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