Dopo un post dai toni durissimi, lasciato da un sergente maggiore sui social, scatta l'interrogazione.
I Verdi chiedono al Governo di intervenire e denunciano «la reticenza ad esprimersi del direttore del Dipartimento delle Istituzioni»
BELLINZONA - In un post su Facebook ha minacciato di «accorciare il destino terreno» di colui che ha vandalizzato la sua auto. Definendolo «succedaneo d’uomo nonché figlio di padre ignoto», il proprietario del veicolo - si legge su La Regione - aggiunge con toni forti: «dimenticherò chi sono nella vita e sarà forse l’unica volta che non vedrai l’ora che arrivino in tuo aiuto i tanti odiati sbirri! Applicherò un'antica legge non comune alle nostre latitudini...».
Una reazione, questa, di per sé già esasperata, ma che diventa ancor più discutibile se si pensa che arriva da un sergente maggiore della Polizia cantonale. E non un poliziotto qualsiasi, bensì un uomo in passato già condannato per aver postato sui social media contenuti di stampo nazifascista. E tra l'altro, nonostante la condanna, «promosso, qualche anno dopo, a sergente maggiore», come fanno notare in un'interrogazione alcuni deputati dei Verdi.
Un'azione, quella del poliziotto «senza dubbio deplorevole e per la quale la legge dovrà fare il suo corso», sottolineano Claudia Crivelli Barella, Cristina Gardenghi, Nicola Schoenenberger, Andrea Stephani e Samantha Bourgoin. «Più sconcertante - aggiungono - in quanto proveniente da un rappresentante delle forze dell'ordine con la sua presunzione di sentirsi al di sopra delle leggi, che promuove con toni aggressivi e sfacciati la volontà a farsi giustizia da solo».
Non manca la critica al direttore del Dipartimento delle Istituzioni e alla sua «ancora più problematica reticenza a esprimersi sulla vicenda».
Da qui l'atto parlamentare, «per rispetto di tutti quegli agenti che portano la divisa con rispetto e dignità e nell'interesse della popolazione che merita un corpo di polizia serio e non costellato da potenziali rambo».
Di seguito le domande poste al Consiglio di Stato: