Un 17enne è stato preso di mira tre volte in due settimane, con tanto di minacce con coltello. La polizia: «In corso un procedimento penale».
LUGANO - «Girano per la città cercando ogni scusa per venire alle mani. E nel giro di due settimane hanno aggredito mio figlio per ben tre volte, due alla pensilina dei bus e una in stazione». È quanto riferisce il padre di un 17enne del Malcantone che il mese scorso a Lugano è stato picchiato nonché minacciato con un coltello da un gruppo di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 15 anni.
Dopo il terzo episodio, verificatosi il 30 marzo, il giovane è finito in ospedale, riportando, secondo il referto medico del Civico, "una policontusione con trauma al viso". Ed è a quel punto che è scattata la denuncia.
«Questo branco cerca lo scontro fisico a tutti i costi», spiega il padre della vittima. «La prima volta che hanno preso di mira mio figlio gli hanno chiesto due tiri della sua sigaretta elettronica, e lui gliel’ha data. Quando l’ha chiesta indietro loro si sono rifiutati e l’hanno picchiato». E la paura è tanta: «Agiscono sempre in gruppo. E in due occasioni, la prima e la terza, hanno tirato fuori il coltello. Ora mio figlio ha il terrore di andare a Lugano».
«Altro che baruffe..» - Ma c’è delusione anche nei confronti dell’operato delle forze dell’ordine. Stando al padre del 17enne, infatti, in tutti e tre i casi la polizia sarebbe stata allertata, ma non ci sarebbe stato alcun intervento. «Al telefono hanno detto che non vogliono entrare in queste baruffe tra ragazzi, ma quattro o cinque contro uno non è una baruffa, è un’aggressione. Forse mio figlio non è stato creduto, non so». E la domanda sorge spontanea: «Deve accadere il peggio perché si faccia qualcosa?! Questi ragazzi a 14 anni girano già con il coltello..basta un momento di assenza mentale e possono fare danni seri».
Senza contare che i presunti responsabili, «secondo quanto ci ha riferito la polizia, erano già noti alle forze dell’ordine». A rafforzare il sospetto che questi giovanissimi non sarebbero nuovi a pestaggi e pesanti minacce è poi lo screenshot di un post pubblicato dal presunto capobanda, a febbraio 2023, sul suo profilo Instagram. Nel post l’adolescente invita amici e conoscenti a trovarsi con lui alla pensilina per picchiare un ragazzo. «Io vado, chi vuole venire venga, io lo uccido», si legge.
«Identificati e fermati i presunti autori» - La Polizia cantonale, dal canto suo, spiega quanto finora intrapreso nel trattare il caso. «A inizio aprile, non appena è stata inoltrata querela, si è effettuato un primo verbale dell’accusatore privato, prendendo quindi subito a carico il caso e avviando i necessari accertamenti per ricostruire la dinamica dei fatti e le relative responsabilità. Si è poi proceduto – in tempi stretti e in accordo con la Magistratura dei minorenni – a identificare, rintracciare e fermare i tre presunti autori minorenni. Nei loro confronti è in corso un procedimento penale e al momento è prematuro rilasciare ulteriori informazioni».
Sui presunti mancati interventi dopo le chiamate al 117, invece, la polizia sceglie di non esprimersi e precisa che «ritiene di non dover aggiungere altro».
«Non sono una baby gang» - Dietro a questi episodi, in ogni caso, non vi sarebbero delle bande organizzate: «Sulla base dei dati a disposizione, finora in Ticino non si riscontra la presenza di baby gang o di gruppi strutturati di minori. I casi emersi sono riconducibili infatti a un numero limitato di giovani che agiscono reiteratamente, ma in maniera non organizzata, nei confronti di altri minorenni. Di norma questi reati vengono commessi mediante intimidazione, sfruttando magari la superiorità numerica, per mezzo della forza fisica e dietro minaccia. Solo in rari casi si è passati alle vie di fatto». Rispetto alla presenza di un coltello, invece, «la casistica risulta al momento isolata. Inoltre, negli episodi riscontrati, l'arma bianca non è mai stata utilizzata per ferire, ma unicamente mostrata a scopo intimidatorio».
E ora? - Per quanto riguarda la presa a carico di questo genere di situazioni le forze dell'ordine ricordano infine che il diritto penale minorile ha obiettivi e modalità di applicazione differenti rispetto a quello degli adulti. «Educazione e protezione sono i principi di base e tutte le situazioni vengono affrontate mettendo al centro dell’interesse non tanto il reato, bensì il minore che l’ha commesso. Questo modo di agire permette, sempre in stretto contatto con la Magistratura dei minorenni, di comprendere le motivazioni che hanno spinto il minore a delinquere e di cercare di ridurre il rischio di recidiva, attraverso una presa a carico mirata, il lavoro di rete e di sostegno (Magistratura, Polizia, ARP, scuole, servizi sociali, eccetera) e, non da ultimo, l’eventuale punizione».
Le sanzioni possono prevedere «delle misure protettive, ovvero la misura di sorveglianza, la misura di sostegno esterno, la misura del trattamento ambulatoriale e la misura di collocamento in istituto educativo, terapeutico o di cura chiuso o aperto. Queste possono essere prese in modo cautelare durante l’inchiesta, in attesa della decisione, e nel merito una volta conclusa l’inchiesta». Le pene invece «sono l’ammonizione, la multa, le prestazioni personali ed infine la detenzione».