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BELLINZONACaso fondo sovrano malaysiano, la difesa chiede l'assoluzione

18.04.24 - 18:56
I legali del principale imputato, il direttore della società PetroSaudi, hanno puntato il dito contro presunte manchevolezze nell'inchiesta
Foto TiPress
Fonte ats
Caso fondo sovrano malaysiano, la difesa chiede l'assoluzione
I legali del principale imputato, il direttore della società PetroSaudi, hanno puntato il dito contro presunte manchevolezze nell'inchiesta

BELLINZONA - Parola alla difesa oggi nel processo relativo al fondo sovrano malaysiano 1MDB presso il Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona. I legali del principale imputato, il direttore della società PetroSaudi, hanno puntato il dito contro presunte manchevolezze nell'inchiesta del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) e chiesto l'assoluzione del loro cliente. Gli avvocati del secondo imputato si esprimeranno domani.

I principali capi d'accusa contro i due sono truffa per mestiere e riciclaggio di denaro aggravato. La procura federale ritiene che abbiano sottratto 1,83 miliardi di dollari (1,65 miliardi di franchi al cambio attuale) a 1MDB (per 1Malaysia Development Berhad) attraverso una joint venture con PetroSaudi. Ieri la procuratrice Alice de Chambrier, giudicando il caso assolutamente straordinario per l'entità dei patrimoni sottratti, ha chiesto dieci anni di reclusione nei confronti del Ceo e nove anni per il suo braccio destro.

Davanti alla corte si sono succeduti tre avvocati del direttore di PetroSaudi. Fin da subito hanno chiesto l'assoluzione del loro cliente. Nella prima arringa, il legale Daniel Zappelli, già procuratore generale del Canton Ginevra, ha fatto notare che il MPC ha abbandonato varie accuse. Ha inoltre sottolineato l'assenza a Bellinzona di diversi personaggi chiave, come l'ex primo ministro malaysiano Najib Razak e il suo consigliere Jho Low.

Secondo l'accusa, sarebbe in occasione di un incontro tra l'imputato principale, il principe Turki (uno dei figli del re dell'Arabia Saudita), Razak e Low che nel 2009 era stata lanciata l'idea di una cooperazione tra PetroSaudi e 1MDB.

Globalmente la difesa ha insistito sul ruolo rilevante dei malaysiani, trascurato dalla procura federale.

MPC ha ignorato la complessità della situazione - L'avvocato Nicolas Rouiller ha sostenuto che il MPC ha ignorato, o addirittura distorto, il contesto in cui PetroSaudi e il suo direttore operavano. «L'Arabia Saudita è una monarchia assoluta e un regime patrimoniale», dove tutto appartiene al re. Un marchio come PetroSaudi non può essere utilizzato senza l'approvazione dei vertici dello Stato.

In questo paese patriarcale, gli individui non sono liberi di agire come vogliono, soprattutto quando appartengono a una famiglia di alto rango, come nel caso del direttore di PetroSaudi, ha detto il legale. "La procura non si è interessata alla complessità dell'Oriente. Ha adottato un approccio radicalmente sbagliato".

Informatore inaffidabile - Come già aveva fatto l'imputato, l'avvocata Myriam Fehr-Alaoui ha minimizzato le dichiarazioni dell'informatore, un ex dipendente di PetroSaudi che aveva rivelato la vicenda nel 2016. L'uomo è stato descritto come un «comodo jolly per l'MPC» e un «comprovato ricattatore». Sulla base delle dichiarazioni dell'informatore, l'avvocata ha evidenziato prove a discarico del suo cliente.

Fehr-Alaoui ha anche insistito sulla serietà degli attori attivi nel fondo sovrano e in PetroSaudi - banche, consulenti finanziari ed esperti di petrolio in particolare - a garanzia delle operazioni effettuate.

Secondo la difesa, Malaysia e Arabia Saudita hanno condiviso il desiderio di rafforzare i loro legami dopo l'elezione di Razak a premier nel 2009. Sono stati i malaysiani a volere che la joint venture tra PetroSaudi e 1MDB fosse conclusa in poche settimane. Inoltre, toccava al fondo sovrano effettuare una propria valutazione degli asset petroliferi provenienti dal partner economico. Data "l'insostenibile leggerezza" da parte malaysiana, l'astuzia, elemento centrale per qualificare il reato di truffa, non è data, ha detto Zappelli.

In linea con la richiesta di assoluzione del suo assistito, l'avvocato ha formalmente respinto la detenzione di sicurezza richiesta dalla procura per evitare una possibile fuga. Zappelli ha inoltre chiesto la revoca di tutte le misure di sequestro.

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