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«Da Lugano a Londra, per Julian Assange»

CANTONE«Da Lugano a Londra, per Julian Assange»

19.05.24 - 21:33
A poche ore dall'udienza sull'estradizione del giornalista, l'attivista ticinese: «Sono speranzosa ma la giustizia ha già perso»
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«Da Lugano a Londra, per Julian Assange»
A poche ore dall'udienza sull'estradizione del giornalista, l'attivista ticinese: «Sono speranzosa ma la giustizia ha già perso»

LUGANO - Il Ticino non dimentica Julian Assange, verrebbe da dire. Perché a distanza di poco meno di un anno dal sit-in organizzato in Piazza Dante dello scorso agosto, l'attivista ticinese Sana Hussein Ribwar, che a febbraio ha anche incontrato la famiglia del giornalista, sabato è scesa nuovamente in piazza: per difendere i «nostri diritti». Soprattutto quelli del fondatore di WikiLeaks, «perseguitato dal 2010», per aver reso pubblici centinaia di migliaia di documenti istituzionali riservati, che rivelavano al mondo «torture, crimini di guerra, corruzione e violazione dei diritti umani».

Il tutto a poche ore dalla decisione dell’Alta Corte di Londra, che lunedì è chiamata a decidere sull'estradizione negli Stati Uniti del 52enne, dove «potrebbe andare incontro a decenni di carcere e rischiare l’isolamento prolungato in una prigione di massima sicurezza», ha dichiarato il consulente legale di Amnesty International sul portale dell'Ong. Ma il team legale del giornalista - come riferisce Agenpress - ritiene che lunedì potrebbe accadere di tutto: la partenza per gli USA del detenuto, un rilascio, oppure un rinvio.

Prospettiva confermata da Stella Moris, moglie di Assange: «Lunedì Julian potrebbe essere estradato o liberato - ha detto la donna la scorsa settimana, ripresa da L'Indipendente. Con una speranza, quella che il fondatore di WikiLeaks lunedì possa «essere presente» in aula.

Il sit-in a Lugano - Ma torniamo al contributo ticinese alla causa dei diritti e della libera informazione, andata in scena sabato pomeriggio in Piazza Indipendenza.

«Purtroppo ce ne siamo andati via un poco prima perché pioveva fortissimo - spiega la ticinese Sana Hussein Ribwar, organizzatrice dell'evento -. Come facciamo di solito anche ieri nel nostro sit-in abbiamo appoggiato per terra cartelli di due metri per tre, a rappresentare le dimensioni della cella dove si trova attualmente Julian in Inghilterra, nel carcere di Belmarsh, dal 2019».

«Una vera persecuzione politica e arbitrio giudiziale» - Ecco spiegato l'abbigliamento dei manifestanti. «Belmarsh, la Guantánamo londinese è un carcere di massima sicurezza a Londra. Indossiamo la tuta arancione per questo motivo - chiarisce Sana -, a richiamare il fatto che se Assange venisse estradato sarebbe calpestato il diritto all'informazione. Contro di lui una vera persecuzione politica e arbitrio giudiziale. La tuta arancione rappresenta tutti noi, se un giornalista finisce in carcere anche i nostri diritti sono lesi».

Il pensiero va infine all'udienza di domani (lunedì) a Londra - «Il 20 febbraio siamo stati alla Royal Court of Justice, e abbiamo incontrato la famiglia in una delle udienze. Ci hanno detto che questa volta i giudici sembravano più disposti ad ascoltare le posizioni della difesa. Dunque si erano detti più speranzosi: la Corte aveva concesso tempo per presentare ulteriori elementi utili alla difesa; fino al 20 marzo, quando hanno poi rinviato la decisione sull'estradizione all'udienza del 20 maggio».

Dunque, qualcosa sembra essere cambiato. «Sono speranzosa nella non estradizione. La sua liberazione? Sarebbe un sogno», condiviso con l’inseparabile compagna di lotta per le libertà, Lorena Corrias, che era ieri a Lugano per il sit-in e che domani sarà a Londra, per assistere all'udienza. Mentre a Sana non resta che un'ultima considerazione su Assange: «Comunque vada, la giustizia ha già perso: sono 14 anni di persecuzione, che nessuno gli potrà più restituire».

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