Per la difesa il 40enne «è una persona umile e rispettosa» e «l'ipotesi accusatoria non si fonda su elementi chiari e indiscutibili».
LUGANO - «La vittima lo considerava un padre». È quanto ha sottolineato stamattina in aula la procuratrice pubblica Chiara Buzzi, chiedendo una pena di tre anni di detenzione, di cui almeno dieci mesi da scontare, per il 40enne croato accusato di aver compiuto vari atti sessuali, tra il 2011 e il 2012 nel Bellinzonese, con il figlio 14enne della sua compagna.
La difesa, dal canto, suo, chiede il proscioglimento. La sentenza è attesa per le 14.30 odierne.
«La vittima ha ammesso di aver preso l'iniziativa, in preda agli ormoni adolescenziali, ed è proprio qui che si mostra totalmente credibile», esordisce la procuratrice, specificando che «in quella situazione l'adulto avrebbe dovuto porre uno stop, bloccare la mano e allontanarsi, ma purtroppo questo non è successo».
«La macchia? La spiegazione è solo una» - La pubblica accusa evidenzia poi che «l'imputato, per contro, si è sempre trincerato dietro una totale negazione». Per quanto concerne inoltre le dichiarazioni riguardanti la macchia presente sulle parti intime dell'uomo, Buzzi afferma «che la spiegazione è solo una: il ragazzino l'ha vista mentre gli praticava una fellatio».
L'uomo, «non ha poi mai saputo spiegare perché abbia utilizzato il suo computer per fare varie ricerche particolari, per non dire perverse» riguardanti rapporti sessuali incestuosi.
«Abbiamo inoltre la prova che l'imputato non si tira indietro davanti alle sue pulsioni», rincara la dose Buzzi. «Nel 2015 ha infatti ammesso di aver abusato sessualmente di una 15enne, anch'essa parte della sua cerchia familiare, ed è per questo stato condannato».
Il dopo - La procuratrice tiene quindi ad evidenziare che «quanto accaduto ha avuto un impatto negativo sullo sviluppo sessuale della vittima, tanto che il bambino è divenuto a sua volta un adulto abusante, e l'ha portato in un tunnel di disturbi alimentari e dipendenze». Per la pubblica accusa il 40enne non ha infine mai mostrato alcun pentimento.
«Rapporti consenzienti e cercati» - A prendere la parola è stato poi il rappresentante della difesa, l'avvocato Fabio Käppeli. «Gli atti sessuali sono stati non solo consenzienti, ma anche cercati e voluti dalla vittima», fa notare. «La vita dell'imputato non è inoltre stata facile: ha perso la madre a soli sette anni e non ha mai conosciuto il padre. Ha vissuto quindi un'infanzia difficile, tra un istituto e l'altro, senza alcuna stabilità».
Käppeli definisce poi il 40enne come «una persona introversa, rispettosa e di grande umiltà e maturità», osservando che «non si è mai sottratto od opposto agli accertamenti che sono stati necessari, compreso quello relativo alla macchia presente sulle sue parti intime».
In dubio pro reo.. - La difesa conclude che «l'ipotesi accusatoria non si fonda su elementi chiari e indiscutibili. Essendo passato molto tempo dai fatti i ricordi possono inoltre essere confusi». Per questo l'avvocato chiede, in dubio pro reo, il proscioglimento dell'uomo e la sua immediata scarcerazione.