Crescono nel Cantone le persone sotto curatela. Ma «le risorse a disposizione non sono sufficienti a far fronte a questa crescente domanda»
LUGANO - Giuseppe* (72anni) vive in una casa anziani privata e ha un disagio psichiatrico. Ha entrate annue (54mila franchi) inferiori alle uscite (96mila) a fronte di un patrimonio di circa 670 mila CHF. Sotto curatela dal 2021, vede gestire i propri risparmi da un curatore ma dopo due anni nulla cambia nella struttura patrimoniale. Sotto curatela è anche Roberta* (90 anni) che soffre di demenza senile e vive in una casa anziani pubblica. E anche per lei ogni anno le uscite (66mila franchi) sono superiori alle entrate (40mila franchi), a fronte di un patrimonio complessivo di 166 mila, destinato col tempo a estinguersi. Infine c’è Giovanni* (58 anni) che beneficia della rendita AI da diversi anni e che annualmente fa i conti, suo malgrado, con un deficit di 27mila franchi.
Tre storie, quelle appena riassunte, che arrivano dal Ticino, dove sono invece migliaia gli adulti e minorenni fragili che sottostanno a una decisione di curatela o tutela. Assistiti che sono in aumento nel nostro cantone, secondo i dati COPMA ("Conferenza per la protezione dei minori e degli adulti") erano in totale 6770 al 31.12.2022, 6544 nel 2021 e 6224 nel 2020.
Tra questi casi ci sono persone che si trovano in una condizione di debolezza per i più svariati motivi, come ad esempio a causa di deficit cognitivi o perché non possono essere adeguatamente assistite dai familiari. Per questo motivo, su decisione delle Autorità regionali di protezione (16 le ARP nel Cantone), necessitano di un sostegno nella gestione delle attività quotidiane, come la cura della casa, della salute o della gestione finanziaria e patrimoniale.
Una volta sottoposta a curatela o tutela, in base all’età e al grado di incapacità della persona, sarà il curatore a intervenire per garantire giustizia sociale ai più fragili, sostituendosi all’assistito nelle decisioni importanti, soprattutto nella gestione del patrimonio da tutelare.
Questo compito è tutt'altro che semplice per i curatori, chiamati a proteggere i beni (mobili e immobili) di chi non può più decidere autonomamente. Dal 2024, inoltre, è entrata in vigore una sostanziale modifica all’Ordinanza Federale OABCT per la quale è molto importante verificare la conformità di ogni patrimonio superiore a 100 mila franchi, o con investimenti, alla normativa vigente.
È qui che si inserisce il progetto ARP di Royalfid, un vademecum pensato per facilitare il lavoro dei curatori, aiutandoli a prendere decisioni conformi all’ordinanza federale, nell’interesse di un futuro economico sereno per i cittadini più vulnerabili. Ne parliamo con Marco Bianda, consulente finanziario di Royalfid e ideatore del progetto.
Signor Bianda, lei ha un’esperienza ultra ventennale nel settore bancario, assicurativo e aziendale. Perché questo progetto?
«Un paio di anni fa sono stato contattato da un amico, curatore di diverse persone, per un caso concreto e quindi ho iniziato a interessarmi a questa realtà. Negli ultimi anni, ho visto crescere il numero di persone vulnerabili, spesso giovani senza una famiglia di riferimento o anziani soli, che necessitano di tutele e curatele. Purtroppo, le risorse a disposizione non sono sufficienti a far fronte a una domanda crescente. Da questa consapevolezza nasce il progetto: vogliamo offrire un supporto concreto e strutturato, in grado di garantire a ciascuno di loro una vita dignitosa e serena, anche nelle situazioni più difficili».
A chi vi rivolgete?
«Il nostro impegno è volto a proteggere con cura il patrimonio dei curatelati ARP ticinesi, assicurandoci che ogni decisione rispetti le normative dell'Ordinanza OABCT. Vogliamo offrire serenità e sicurezza, evitando contestazioni e garantendo che le risorse siano gestite nel miglior modo possibile per il benessere della persona assistita.»
In cosa consiste il vostro servizio?
«Il nostro servizio inizia con un incontro con il curatore per raccogliere tutte le informazioni necessarie. Analizziamo attentamente la situazione finanziaria della persona assistita ed elaboriamo un’analisi patrimoniale, prendendo in considerazione ogni dettaglio e pensando che i beni dell'assistito vengano utilizzati in modo sostenibile, soddisfacendo i suoi bisogni per i prossimi dieci anni».
Operando in modo differente da un banca tradizionale.
«Sì, perché abbiamo a disposizione l’intero quadro finanziario e questo tipo di analisi permette di avere una visione a lungo termine del benessere della persona».
Il tutto a un prezzo sociale di 200 franchi.
«Esatto, il nostro servizio è pensato per tutti ma soprattutto per chi possiede patrimoni medi o piccoli, persone che spesso hanno bisogno di un supporto ma non possono permettersi consulenze costose. Abbiamo scelto di fissare un prezzo simbolico, perché crediamo che il nostro lavoro debba essere accessibile a tutti, ma è importante che ci sia un valore economico associato, per far comprendere l’importanza e la qualità del servizio che offriamo. Di solito, una consulenza di questo tipo costerebbe molto di più, considerando che richiede spesso decine di ore di lavoro».
In Svizzera come in Ticino, il numero di persone (adulti e minorenni) sotto protezione è aumentato negli anni. Come se lo spiega?
«Stiamo assistendo a un cambiamento sociale significativo, con persone sempre più isolate, complice anche l'allungamento dell'aspettativa di vita. In molte famiglie, c'è una crescente necessità di affidare a terzi la gestione del patrimonio, soprattutto quando i genitori anziani non sono più in grado di occuparsene da soli per evitare conflitti all’interno della stessa famiglia. Questo fenomeno porta inevitabilmente a un aumento delle richieste di tutele e curatele».
Come valuta la qualità della gestione attuale nel nostro Cantone, che nel 2022 contava già quasi 7 mila persone da assistere?
«Purtroppo, la situazione è complessa. Nel 2023, su 7 casi che abbiamo analizzato, nessuno era conforme alle normative. Questo indica chiaramente che le risorse attualmente disponibili sono insufficienti per gestire adeguatamente il numero crescente di curatele. Dobbiamo fare di più, migliorare i processi e garantire che tutti abbiano accesso a una gestione patrimoniale che rispetti la loro dignità e i loro diritti».
Cosa risponde a chi sostiene che il progetto sociale possa avere fini commerciali?
«È comprensibile che ci possano essere dubbi, ma posso assicurare che il nostro obiettivo principale è il servizio sociale. Certo, la nostra visibilità aumenta grazie a questo progetto, ma il vero valore che diamo è nella protezione e nel supporto che offriamo ai più vulnerabili. Se dovessi quantificare, direi che l'aspetto commerciale incide solo per un 30%, mentre il 70% del nostro impegno è rivolto a creare un impatto positivo sulla comunità».
Perchè una gestione più sana del risparmio non solo avvantaggia le singole persone, ma tutela anche le ARP e i propri curatori, evitando errori di gestione o contestazioni e riducendo anche l’intervento assistenziale del Cantone. Ma è importante agire subito, perché quando si tratta della vita delle persone, specie se fragili, «contano più i fatti che le parole».
* Nomi di fantasia, noti alla redazione