«Ho avuto una vita difficile», ha detto il giovane in aula, dicendosi dispiaciuto per le vittime.
LUGANO - Due anni e mezzo di carcere, tutti da scontare, più un trattamento ambulatoriale. È questa la pena decisa oggi dalla Corte delle Assise criminali di Lugano per un 22enne del Mendrisiotto che, avendo già scontato un anno e mezzo di detenzione, potrebbe presto tornare in libertà.
Il giovane, che quando aveva 20 anni ha compiuto vari atti sessuali con una ragazza di 15 anni, è stato riconosciuto colpevole di atti sessuali con una fanciulla.
Nel corso del 2023 l'imputato, un tossicodipendente affetto da disturbo di personalità misto, ha inoltre più volte usato violenza nei confronti di minorenni per sottrarre loro soldi e beni di valore, mentre in un'occasione ha realizzato un filmato, utilizzando un filtro di Snapchat, facendo apparire la sua fidanzata come minorenne mentre gli praticava una fellatio. Per questi reati il ticinese è stato giudicato colpevole di ripetuta estorsione e pornografia dura.
La polemica intorno al processo - A presiedere la Corte è stato il giudice Mauro Ermani, attualmente nella bufera dopo le accuse di mobbing mosse nei suoi confronti e l'emergere di una foto inappropriata e a sfondo sessuale da lui inviata a una segretaria del Tribunale penale cantonale. La scorsa settimana, lo ricordiamo, l'Mps aveva chiesto apertamente che il giudice rinunciasse a presiedere l'odierno processo «per una questione di credibilità della Giustizia».
«Delinquevo per sentirmi parte di qualcosa» - Il 22enne, interrogato da Ermani, si è detto dispiaciuto per lo stile di vita criminale che di fatto conduceva. «Ho avuto una vita abbastanza difficile, perdendo mio padre affidatario a 11 anni e mia madre a 13», si è giustificato. «Mi sono circondato di persone più grandi che idolatravo, pensavo che potessero aiutarmi e invece hanno solo peggiorato la mia situazione. Ho iniziato a delinquere per attenzioni e per sentirmi parte di qualcosa...non mi rendevo conto che di quel qualcosa non c'era da vantarsi, ma piuttosto da vergognarsi».
«Non pensavo fosse un reato» - E, riguardo agli atti sessuali compiuti con la 15enne: «Sapevo che mancava qualche mese ai suoi 16 anni, ma pensavo che non fosse un reato dal momento che c'era il consenso e che la differenza di età non era esagerata». Quello di atti sessuali con fanciulli «è un reato che a me sinceramente fa ribrezzo», ha aggiunto il giovane. «Temo che qualcuno legga che l'ho commesso e pensi, senza sapere quanto realmente successo, che io abbia fatto qualcosa di molto grave».
«Non ero in me» - L'imputato ha poi detto la sua sugli episodi di estorsione e violenza da lui commessi a danno di diversi minorenni. «Non ero in me, ero sotto l'influsso di farmaci e stupefacenti. Da piccolo sono stato vittima di bullismo e determinate situazioni per me erano normali».
Si è infine parlato del video sessuale filmato con un filtro che faceva apparire la compagna dell'oggi 22enne come una minorenne. «È stata una bravata, ho usato un filtro di Snapchat ma non ho nessun interesse di quel tipo», ha sottolineato il giovane.
«Provo vergogna per i reati di cui sono accusato e per tutte le persone a cui ho fatto del male», ha detto al termine del dibattimento. «Mi spiace veramente per le vittime, dimostrerò che ho capito di aver sbagliato».
Il processo, va precisato, si è svolto sotto forma di rito abbreviato, e la Corte ha confermato la richiesta di pena formulata dalle parti.