Scontro annunciato per la seduta di Gran Consiglio di domani sulla previdenza dei consiglieri di Stato
BELLINZONA - Promette discussioni accese la seduta di Gran Consiglio di domani, in cui il Consiglio di Stato sarà chiamato a rispondere ad un’interpellanza di Matteo Pronzini in materia di privilegi pensionistici dei ministri. Secondo voci ricorrenti a Palazzo - riferisce il Caffé - un ministro avrebbe prelevato dal proprio fondo previdenziale 700mila franchi per acquistare casa e sarebbe di conseguenza «assurdo che possa poi ricevere la pensione piena» aveva affermato il deputato MPS.
Funziona così. Fino al 2015, i consiglieri di Stato, pur non versando alcun contributo, avevano diritto ad una rendita a fine mandato. Rendita pari al 15% dello stipendio se rimasti in carica solo tre anni, maturando invece il massimo al termine della quarta legislatura (16 anni). A partire dal 2015, il 9% del loro onorario viene trattenuto e versato su un conto bloccato fino ad aprile 2019, data in cui anche i ministri dovrebbero essere assoggettati alla Cassa pensione dello Stato.
Un quadro nebuloso - La situazione - prosegue il domenicale - è ancora più singolare se si pensa ad esempio che ad un bidello, che ha lavorato per vent’anni in una scuola pubblica, qualora fosse eletto in Governo basterebbe restare in carica anche un solo giorno per ricevere la rendita piena.
Un’anomalia resa possibile dall’attuale quadro legale e fonte - secondo Pronzini - di ingiusti privilegi, in quanto la legge sull’onorario dei consiglieri di Stato non prevede tale possibilità, ma rimanda a disposizioni che regolano la Cassa pensione dei dipendenti statali. Cassa alla quale i componenti dell’Esecutivo non sono ancora assoggettati e che inoltre prevede la decurtazione della rendita pensionistica nel caso si prelevino soldi dal fondo di previdenza.