La Federazione cacciatori ticinesi prende posizione e critica le informazioni «assolutamente non veritiere e fuorivianti» fornite dal Comitato promotore dell'iniziativa
GORDOLA - Dati e informazioni «assolutamente non veritieri e fuorivianti». Sono quelli che secondo la Federazione cacciatori ticinesi (FCTI) sarebbero stati usati dal comitato promotore dell'iniziativa "Lasciamo vivere la Pernice Bianca" durante la raccolta firme. Dati che per la FCTI impongono un'immediata rettifica «affinché chi sarà tenuto ad esprimersi su questa problematica abbia gli elementi per poter valutare con la necessaria oggettività la situazione».
Il Comitato promotore ha giustificato il lancio dell’iniziativa sostenendo che la popolazione della pernice bianca in Ticino sarebbe diminuita dal 1996 ad oggi del 46%, citando uno studio pubblicato anche sul bollettino ufficiale della FCTI. Il dato riferito dagli iniziativisti è però tratto da uno studio di Luca Riboldi, eseguito in Piemonte, nel Parco naturale dell’Alpe Veglia e Devero, in cui i ricercatori hanno riscontrato l’impossibilità delle pernici, per motivi legati al territorio, di spostarsi a quote più elevate. «Tale particolare situazione non è stata riscontrata né in Ticino, né in Grigioni, né in Vallese, tanto che i censimenti eseguiti dall’Ufficio della caccia e della pesca del Cantone Ticino, in 5 zone campione e in collaborazione con i cacciatori, confermano una sostanziale stabilità degli effetti negli ultimi 30 anni», rilevano i cacciatori.
Anche i dati raccolti dalla Stazione ornitologica svizzera di Sempach indicherebbero una stabilità della specie, rilevando persino un aumento degli effettivi per il Ticino nel periodo 1993-1996 e 2013-2016. Così come l’Ufficio federale dell’ambiente, che in un suo rapporto ha concluso sostenendo che la caccia tradizionale e ben pianificata come praticata finora non ha ripercussioni negative sulle popolazioni di pernice bianca.
In conclusione, la FCTI si dice disponibile a discutere con tutte le parti coinvolte la futura gestione dell’attività venatoria, in particolare quella alla selvaggina minuta, con il presupposto che vengano rispettate le regole che reggono l’adozione dei regolamenti venatori. Come non si sottrae ad un confronto sull’iniziativa «nella misura in cui i promotori dimostrino quell’onestà intellettuale che è lecito pretendere dalle blasonate associazioni ambientaliste che la sostengono, che in definitiva è il presupposto per un esercizio corretto dei diritti popolari».