Il consigliere nazionale Piero Marchesi chiede un «blocco dei permessi» per tutelare le aziende indigene
BERNA - Un blocco dei permessi, per arginare il fenomeno dei padroncini in Ticino. È quanto chiede il consigliere nazionale Piero Marchesi (UDC) in un'interpellanza presentata oggi al Consiglio federale.
In particolare nell'edilizia, scrive Marchesi, i padroncini «sottraggono ogni anno cifra d'affari alle aziende ticinesi, che nel Cantone creano occupazione, formano apprendisti, investono e pagano tasse e imposte».
I controlli sulle condizioni salariali e lavorative, aggiunge il consigliere nazionale, sono «praticamente impossibili per le autorità preposte» e le aziende scorrette «beneficiano quindi di un vantaggio competitivo determinante sul prezzo».
Il democentrista pone quindi una serie di domande al governo federale:
1. È a conoscenza del fenomeno spiegato in entrata?
2. Le altre regioni di confine della Svizzera hanno registrato le stesse dinamiche?
3. Cosa intende fare per impedire che milioni di franchi di commesse vengano nuovamente assegnate ai padroncini al posto che alle PMI e agli artigiani svizzeri?
4. Quali sono gli strumenti aggiuntivi che il Consiglio federale intende adottare per limitare il fenomeno, o quantomeno controllare che vi sia parità di concorrenza tra padroncini, PMI e artigiani svizzeri?
5. Considerando il difficile momento per l'economia di frontiera, ritiene possibile attivare un periodo di blocco, o quantomeno limitazione, dei permessi per padroncini?