Il Consigliere degli Stati ticinese Marco Chiesa interroga il Consiglio federale.
BERNA - La pandemia di coronavirus ha riacceso le luci della ribalta sulla tematica del numerus clausus in vigore in alcune Università di medicina nel nostro Paese. Al dibattito ha partecipato anche il Consigliere agli Stati ticinese Marco Chiesa, ponendo sette domande al Consiglio federale. «Il desiderio di formare un maggior numero di professionisti indigeni in questo ambito - precisa il senatore democentrista - è trasversalmente condiviso e le opportune risposte alle necessità future della nostra popolazione, che sta inesorabilmente invecchiando, sembrano non essere sufficientemente garantite».
Per colmare questa lacune il nostro Paese fa dunque già oggi capo a molti professionisti provenienti dall’estero, formati con altri sistemi che quelli svizzeri: «In molti si chiedono - continua Chiesa - se non sia possibile diminuire questa dipendenza a beneficio del nostro Paese e dei loro Paesi di provenienza. Si pone in effetti, a questo proposito, anche il problema etico di „importare“ medici che hanno conseguito il loro diploma grazie agli investimenti formativi di altre Nazioni».
Di seguito le sette domande poste al Governo federale da Marco Chiesa:
1. Quali Università hanno introdotto il numerus clausus? L’abolizione del numerus clausus in questi atenei comporterebbe automaticamente un aumento del personale medico formato in Svizzera e risponderebbe alla penuria di medici nel nostro Paese?
2. Da quando è in vigore il numerus clausus in queste università? Quale autorità può decidere l’abolizione del numerus clausus nelle facoltà di medicina che lo applicano?
3. A quanto ammonta il fabbisogno futuro di personale medico in Svizzera nei prossimi anni e decenni e quanti professionisti saremo in grado di formare nelle nostre Università di medicina? Se si riscontrasse un deficit, quali strategie potrebbero e dovrebbero essere implementate per colmare le eventuali lacune?
4. Quali programmi di promozione per la formazione di nuovi medici sono già stati messi in atto? Quanto è stato investito, e chi ha finanziato, tali programmi? Qual è l’evoluzione dei diplomati in medicina in Svizzera e dei posti di formazione?
5. Come è garantita la qualità delle formazioni dei professionisti provenienti dall’estero? Vi è molta differenza tra i programmi di formazione in medicina in università straniere e quelli nelle università svizzere? I criteri di qualità per fregiarsi di un titolo specialistico nel nostro Paese sono i medesimi tra i medici svizzeri e i medici formati all‘estero?
6. Vi sono delle specializzazioni cliniche che oggi sono più sguarnite di altre e quali sono le prospettive future in termini di personale formato delle differenti specializzazioni mediche?
7. I medici di famiglia rivestono un ruolo fondamentale nel sistema sanitario svizzero. I professionisti provenienti dall‘estero hanno conseguito la stessa esperienza e formazione di quelli con diploma svizzero? Il loro numero é attualmente sufficiente e in prospettiva sarà possibile formare persone con questo profilo per rispondere alle esigenze crescenti della nostra popolazione?