La deputazione ticinese alle Camere federali risponde all'appello di una 34enne vittima di violenza
«Il Codice penale va rivisto, ma i tempi sono biblici».
LUGANO/BERNA - Cinque anni e mezzo di carcere per uno stupratore seriale. Tre vittime accertate, a una delle quali, Tania Rosato, la condanna proprio non va giù. «Ridicola» l'ha definita in un'intervista a tio.ch/20minuti. La 34enne di Breganzona ha preso carta e penna settimana scorsa, e ha scritto alla deputazione ticinese a Berna. Chiede una nuova legge: «Troppe donne subiscono quello che ho passato io e troppo poche denunciano».
I numeri le danno ragione. In Ticino l'anno scorso sono stati accertati 265 reati contro l'integrità sessuale (106 in più rispetto all'anno prima). I casi di coazione e violenza (43, in aumento) sono la punta dell'iceberg, se si considera che in Svizzera secondo i sondaggi – gfs.bern, Amnesty International – circa una donna su cinque subisce rapporti non consensuali almeno una volta nella vita.
La buona notizia è che a Palazzo Federale qualcosa si muove. La lettera di Tania è arrivata, ed è stata letta – nonostante il periodo estivo – da diversi deputati. Verrà discussa alla prossima seduta, ma sul tema i deputati ticinesi sono abbastanza d'accordo: urgono modifiche, e una revisione del codice penale è in corso. Il problema sono i tempi.
Ecco cosa pensano quattro parlamentari ticinesi:
«Pene da aumentare»
Lorenzo Quadri (Lega) è completamente d'accordo con Tania. «Il codice penale al momento è più severo con gli automobilisti che con gli stupratori. Raddoppiare le pene è inverosimile, ma un inasprimento è necessario per avere un effetto deterrente. Il reintegro dei colpevoli nella società non deve venire prima della giustizia».
«La chiave è prevenire»
Marina Carobbio (Ps) mette l'accento sul contesto. «Le pene devono essere severe, ma senza un affiancamento adeguato non si incentivano le vittime a denunciare. Servono strutture d'accoglienza, un sostegno anche finanziario. E un lavoro di prevenzione, con campagne di sensibilizzazione. Altrimenti il problema, che è anche culturale, non si risolve».
«Tempi ancora lunghi»
Fabio Regazzi (Ppd) è realista. «A parole tutti i partiti sono d'accordo: c'è una sproporzione evidente. Ma a queste istanze il governo finora tergiversa, con il pretesto che occorre rivedere l'intero codice penale. Un principio giusto: il processo è in corso, ma rischia di durare ancora diversi anni. Capisco quindi la frustrazione delle vittime».
«Sanzioni e cambiamento»
Alex Farinelli (Plr) ritiene possibile un ripensamento delle pene: «Bisogna però fare attenzione a pensare di poter risolvere ogni problema semplicemente agendo sul lato delle sanzioni». Fenomeni come la violenza di genere, spiega, «vanno combattuti principalmente con un cambiamento culturale e di sensibilità nella società».