La provocazione, sempre sulla questione Molino, del leghista Andrea Censi: «Questione di coerenza»
LUGANO - Il giorno dopo la manifestazione e i cori contro il sindaco Borradori, e poche ore dopo la forte presa di posizione in Gran Consiglio, è evidente che per la Lega l'argomento autogestione è ancora vivo e caldo.
«Io credo che la discussione non sia tanto legata alla questione su chi sia pro o sia contro il concetto di centro sociale», spiega a tio.ch il consigliere leghista Andrea Censi, «il problema di fondo è che questa autogestione, quella di Lugano, non è mai stata inclusiva quanto piuttosto esclusiva. Ha dimostrato di non essere in grado di saper convivere con i cittadini e la cittadinanza».
«Queste persone non riconosco l'esistenza di un'autorità, uno Stato, o quant'altro. Il che, beninteso, può anche essere una cosa legittima. Io però mi chiedo, ma queste persone dallo Stato non ricevono nulla? Sussidi per la cassa malati o anche solo l'affitto della struttura che occupavano...»
Da qui la proposta di Censi, che sfocia nell'utopia provocatoria: «Io sono propenso a fornire a queste persone uno spazio, riconoscerglielo e regalarglielo. Lì potranno fare quello che vorranno a patto che firmino una dichiarazione d'intenti in cui rinuncino a tutti i servizi erogati dallo Stato, non è questa la coerenza?».