Un'interpellanza urgente chiede al Consiglio di Stato chiarezza sui punti "fumosi". E di valutare la sua condotta in merito alla vicenda
BELLINZONA - Le risposte giunte finora dal Consiglio di Stato sono «tutt’altro che convincenti» e «non permettono ancora di offrire una garanzia di adeguato accompagnamento nella trasformazione degli organi dirigenti» di Unitas. È con queste motivazioni che il deputato Marco Noi (e cofirmatari*) interpella oggi con urgenza il Governo. E ne mette sotto accusa l'atteggiamento, «che sembra colludere con lo stile oscurantista utilizzato dalla dirigenza Unitas».
Andiamo con ordine. Il testo dell'atto parlamentare ripercorre, sull'arco di diverse pagine, la gestione del caso, denunciando «gravi mancanze» tanto da parte dello stesso Consiglio di Stato quando dalla Divisione dell'azione sociale e delle famiglie (DASF); in particolar modo dopo la decisione dell'autorità cantonale di avocare a sé l'audit, avviato dal comitato di Unitas - «accortosi della piena presa dalla vicenda delle molestie» - nel marzo del 2022. I servizi dell'esecutivo però non danno alcuna «comunicazione scritta su carta intestata del Cantone a tutte le parti coinvolte» ma inviano «una comunicazione per il tramite di Comitato e Direzione Unitas» e senza riportare come «saranno gestiti e comunicati i risultati dell'audit. Si informa però che i mandatari dell’audit sono tenuti all’obbligo di riservatezza e che rispondono unicamente alla DASF, alla quale "verrà indirizzato il rapporto finale"».
«Un grave errore di forma»
Un problema di comunicazione? No, evidenziano gli interpellanti, ma «un grave errore di forma e di sostanza nella gestione di una procedura d’inchiesta, che condiziona il corretto svolgimento dell’audit. Affidando la comunicazione al Comitato Unitas, oltre a non aver assunto la dovuta equidistanza fra le parti, Consiglio di Stato e DASF hanno permesso alla parte sospettata di collusioni e/o negligenze di gestire la comunicazione con le parti lese e con tutte le persone che partecipano alla vita associativa. Il Comitato, che oggi sappiamo essere stato esautorato dal CdS, ha così potuto mostrarsi senza macchia e virtuoso agli occhi di propri affiliati e affiliate».
E anche sulla restituzione dei risultati dell'audit, il Governo e i suoi servizi, si legge, «non hanno mantenuto il proprio ruolo di giudice super partes», in quanto «al Comitato Unitas è stato concesso di leggere le conclusioni del rapporto, mentre alle parti lese no». A queste è stata invece recapitata una lettera «i cui contenuti ricalcano quelli del comunicato stampa emesso quello stesso giorno dal Governo», ossia indicando la sola «presenza di criticità di natura formale e organizzativa». Nessuna parola sul ricambio del Comitato, la cui decisione era già stata presa lo scorso novembre. Ma comunicata solo lo scorso 25 gennaio - in risposta a un'interpellanza e solo dopo che alcune persone si erano esposte sulla stampa. «Checché ne dica il consigliere di Stato De Rosa, il vero motivo dell’esautoramento del Comitato non si comprende ancora dalle informazioni finora rilasciate», sottolineano Noi e co-firmatari.
E ancora, proseguono, «l’aver avocato a sé per la prima volta un audit su un’associazione privata è casomai indice della gravità dei sospetti». «Ma non può certamente essere considerato indice della gravità dei fatti poi accertati e imputati al Comitato» di Unitas. E «neanche la conferma delle citate “criticità” e via dicendo può essere motivo sufficiente per giustificare la grave misura decisa». La persona che ha commesso le molestie, come si è appreso lo scorso gennaio in risposta a un'interpellanza, ha rivestito cariche all’interno del comitato di Unitas fino al 2021. E, aggiungono gli interpellanti, si tratta di una persona che «ha fatto la storia degli ultimi 30 anni della Unitas, occupando le più alte cariche in seno all'Associazione e in seno alle due fondazioni che la sostengono».
Il «terribile dubbio» e le domande
Tornando alle «fumose» criticità, Noi e co-firmatari esprimono il «terribile dubbio che anche il Dipartimento del consigliere di Stato De Rosa», quindi il DSS, «abbia preferito passare all’acqua bassa e “addolcire” le espressioni. Come dire, meglio nascondersi dietro le fumose criticità che doversi avvicinare al nucleo più grave della questione». «Oltre ad aver mancato di rispetto alle parti lese, rendendole così vittima una seconda volta, il Consiglio di Stato e i suoi servizi hanno permesso alla dirigenza Unitas di proseguire nella perversa narrazione che l’onorabilità del reo era da difendere e chi invece osava far emergere le di lui malefatte era persona in fondo non grata perché metteva in cattiva luce l’Associazione e l’operato della sua dirigenza».
Da qui la richiesta rivolta all'esecutivo di fare luce; a partire dall'elenco dettagliato di chi ha potuto visionare il rapporto dell'audit e quando questo verrà reso pubblico. Viene inoltre chiesto al Consiglio di Stato di chiarire la figura del consulente esterno che accompagna la transizione dell'associazione - «Chi è? Chi lo ha scelto? Chi lo paga?» - e di valutare la sua stessa condotta e quella dei propri servizi.
Le domande dell'interpellanza
*Claudia Crivelli-Barella, Giulia Petralli, Matteo Buzzi, Samantha Bourgoin, Fabrizio Sirica