Ritenendosi «vittima di limitazioni antidemocratiche», l'MpS proporrà l'elezione di un proprio candidato nelle quattro commissioni tematiche
BELLINZONA - Il nodo della presenza nelle commissioni parlamentari è, per quel che riguarda l’MPS, un problema «assai vecchio». I rappresentanti del Movimento per il Socialismo non hanno mai formato un gruppo e si ritengono di conseguenza vittime di «quelle limitazioni antidemocratiche che il mancato accesso alle commissioni ha sempre comportato».
In una nota odierna, il movimento di Matteo Pronzini sottolinea come la documentazione distribuita nelle commissioni debba, sulla carta, essere messa a disposizione di tutti i deputati e le deputate. «Siamo invece confrontati ad un’asimmetria di informazione chiara e importante che rappresenta un importante handicap per i partiti non presenti nelle commissioni. I quali, evidentemente e conseguentemente, non possono far altro che “interrogare” o “interpellare” il governo attraverso gli strumenti parlamentari di cui dispongono. Da qui, anche quello che viene definito il proliferare di atti parlamentari; che, spesso, viene addirittura incoraggiato dalla stessa amministrazione», lamenta nel comunicato.
L'MpS fa notare pure come l’assenza dalle commissioni «impedisca di fatto qualsiasi possibilità di intervento a sostegno dell’iter parlamentare delle proposte. Non a caso siamo la lista che può contare una percentuale elevata di proprie mozioni e iniziative parlamentare inevase, malgrado sia passato molto tempo da quando queste sono state inoltrate».
Alla luce di queste considerazioni e sulla base delle attuali disposizioni di legge, l’MPS proporrà nella seduta costitutiva di eleggere un proprio deputato nelle quattro commissioni tematiche sulla base dell’art. 29.2. secondo il quale il Gran Consiglio può nominare in queste commissioni un deputato supplementare.