L'ex procuratore pubblico ticinese Dick Marty ha parlato di crisi della democrazia in alcune interviste rilasciate a dei quotidiani romandi
La democrazia in Svizzera sta attraversando la più grande crisi dal secolo scorso, secondo l'ex procuratore pubblico ticinese Dick Marty. «Stiamo assistendo a uno spostamento di potere verso l'esecutivo, a scapito dei rami legislativo e giudiziario», ha dichiarato in interviste pubblicate oggi dalla stampa.«La democrazia non è solo la separazione dei poteri, ma anche un delicato equilibrio tra di essi», ha detto l'ex investigatore speciale del Consiglio d'Europa ai quotidiani romandi Le Courrier e La Liberté. «Quasi ovunque il sistema democratico viene stravolto a favore del governo, che sempre più spesso invoca il segreto di Stato e nasconde le informazioni al parlamento e al pubblico», ha affermato.Il ticinese cita come esempio i contratti da miliardi di franchi per i vaccini firmati durante la pandemia. «Nessuna informazione in merito è stata resa pubblica», ha sottolineato. «Eppure la trasparenza è uno dei principi cardine della democrazia».
Dick Marty ritiene inoltre che il Consiglio federale sia sempre meno restio a ricorrere ai diritti di eccezione. «Lo trovo piuttosto preoccupante», ha affermato. «Stiamo assistendo a uno spostamento di potere verso l'esecutivo, a scapito del legislatore e, sempre più spesso, del potere giudiziario».
Il federalismo deve essere rivisto
A suo avviso, il federalismo dovrebbe essere rivisto per evitare uno spostamento di potere dai cantoni al governo centrale. «Ci sono troppi piccoli cantoni che non sono in grado di gestire le situazioni di crisi», ha spiegato l'ex procuratore, secondo cui le crisi diventeranno sempre più frequenti. A suo avviso, sono necessari cantoni più grandi con maggiori risorse e poteri.
Dick Marty, che è stato messo sotto protezione dalla polizia nel 2020, ribadisce le sue critiche alle autorità svizzere. «Hanno protetto il bersaglio che ero, ma non hanno fatto nemmeno il minimo sindacale per perseguire i criminali», ha affermato.
Il ticinese, noto per le sue indagini internazionali, tra cui quella sul traffico di organi in Kosovo, ha rivelato nel 2022 di aver ricevuto minacce di morte da «ambienti dei servizi segreti serbi». Ad aprile aveva mosso pesanti critiche al Dipartimento federale degli affari esteri e al Ministero pubblico della Confederazione, affermando di non riuscire a capire perché le autorità non avessero perseguito immediatamente i criminali.