Il Re della Cocaina fu ucciso il 2 dicembre di 25 anni fa, oggi cinema e tv l'hanno trasformato in un'icona pop - e nella città colombiana non ne sono felici
MEDELLÌN - Il 2 dicembre di 25 anni fa terminava l'esistenza terrena di Pablo Escobar, il Re della Cocaina. Un personaggio che è diventato nell'immaginario popolare il trafficante di droga per antonomasia. Un nome che è diventato leggendario - anche a causa di cinema e tv - e con il quale la Colombia deve ancora fare i conti.
La resa e l'inganno - Due anni prima dei fatti che portarono alla sua morte Escobar si era consegnato alle autorità colombiane, per evitare di finire nelle mani dell'antidroga statunitense. «Preferirei avere una tomba in Colombia che una cella negli Stati Uniti» ripeteva. L'accordo prevedeva il soggiorno in quella che divenne a tutti gli effetti una lussuosa prigione privata, nota come La Catedral, dalla quale Escobar evase nel luglio 1992 - appena prima che il governo colombiano lo trasferisse in un carcere convenzionale. Per quasi un anno e mezzo le autorità - con l'aiuto degli Stati Uniti - condussero una sanguinosa guerra contro il cartello di Medellín da lui guidato, che vide cadere sul campo alcune centinaia di persone.
La morte - Il 2 dicembre 1993 il narcotrafficante fu localizzato in un quartiere di Medellín. Lui e la guardia del corpo Alvaro de Jesús Agudelo cercarono di fuggire passando sui tetti delle abitazioni e ingaggiando un conflitto a fuoco con gli uomini della speciale task force della polizia colombiana. Escobar venne colpito da alcuni proiettili e anche Agudelo fu ucciso. Negli anni in molti si sono attribuiti il merito di essere stati gli uccisori del Re della Cocaina.
Una ricchezza immensa - Per capire, a distanza di decenni, le dimensioni dell'impero economico creato da Escobar, basta citare l'analisi della rivista Forbes: nel 1989 la sua fortuna personale era stimata in quasi 3 miliardi di dollari, mentre il cartello di Medellín muoveva all'incirca 26 miliardi di dollari all'anno. Ovvero 70 milioni ogni giorno. Le sue proprietà includevano immobili, ranch, terreni e una flotta impressionante tra veicoli, aeroplani, imbarcazione e anche piccoli sottomarini, usati per introdurre la droga negli Usa.
Un fantasma che grava sulla Colombia - L'ombra di Escobar pesa ancora oggi sulla Colombia. I tour della città si soffermano nei luoghi significativi della sua esistenza e alcuni piccoli trafficanti del cartello - come Jhon Jairo Velásquez, soprannominato Popeye - si sono ricostruiti un'esistenza legale illustrando ai viaggiatori com'era operare accanto al Re della Cocaina. Gadget con il volto o le sue parole sono venduti come se nulla fosse. Il Monaco Building, l'edificio che è stato la sua dimora a Medellín e che fu oggetto di un attentato dinamitardo nel 1988, si è trasformato in una sorta di attrazione turistica ed è diventato un soggetto classico da fotografare e postare su Instagram. Una circostanza che ha stancato il sindaco della città, Federico Gutiérrez Zuluaga: «Questo simbolo d'illegalità, di malvagità, verrà raso al suolo» ha dichiarato nei mesi scorsi al New York Times. La demolizione è prevista per i primi mesi del 2019. Al suo posto sorgerà un parco pubblico in ricordo delle vittime del narcotraffico. Escobar, a distanza di 25 anni, è un problema con cui le autorità si devono confrontare.
Da mostro a icona - L'essere diventato un'icona pop ha edulcorato tutto quanto di malvagio Escobar e i suoi complici hanno commesso e i tour della città sulle sue orme hanno contribuito al processo di banalizzazione. Anche se non come il successo planetario di "Narcos", la serie Netflix che ha ottenuto uno straordinario successo mondiale e ha reso Medellín un'attrazione internazionale. «È come se i membri di Al Qaeda facessero dei giri turistici di New York su come hanno pianificato gli attentati dell'11 settembre» spiega Luis Hernando Mejía, rappresentante dell'associazione del quartiere di cui fa parte il Monaco. Già, perché nel corso dei tour non vengono risparmiati dettagli atroci di rapimenti, sparatorie e omicidi.
Andare avanti - Per questo motivo l'abbattimento del Monaco è diventato fondamentale: si tratta di rimuovere un simbolo del passato e mostrare che la città è rinata, che la legge ha trionfato sul caos, ha ribadito Gutiérrez al quotidiano statunitense. Ma non solo: è giunto il tempo che a Medellín si smetta di raccontare, incessantemente, la stessa storia: la storia di Pablo Escobar.