Alla più giovane, appena rientrata dagli Usa, era stato detto di mettersi in quarantena
SEUL - Il governo provinciale dell'isola sudcoreana di Jeju ha denunciato due turiste. La storia è raccontata dalla Cnn: si tratta di una madre di 52 anni e della figlia di 19 appena ritornata in patria dopo aver vissuto per motivi di studio negli Stati Uniti, a Boston.
A far andare su tutte le furie le autorità locali è il fatto che le due donne si sono recate nella rinomata località turistica, sebbene alla più giovane fosse stato detto di mettersi in auto-isolamento. Il 15 marzo la ragazza era stata sottoposta a controlli sanitari e le erano stati rilevati sintomi compatibili con l'infezione da coronavirus. Anziché mettersi in quarantena, la coppia ha compiuto il viaggio e il 21 marzo i sintomi si sono accentuati. Nonostante ciò, affermano le autorità provinciali di Jeju, entrambe hanno continuato a visitare attrazioni e locali come se niente fosse, entrando in contatto nei successivi quattro giorni con almeno 47 persone in 20 località differenti.
Una volta ritornate a Seul, entrambe sono risultate positive al coronavirus. La Provincia di Jeju ha quindi avviato una causa civile, con una richiesta di danni per 132 milioni di won (pari a poco meno di 105mila franchi svizzeri). Al risarcimento prendono parte anche due abitanti dell'isola che sono stati messi in quarantena dopo aver incontrato le donne e due esercizi commerciali che sono stati costretti a chiudere. Won Hee-ryong, governatore dell'isola, è stato molto severo: la più giovane delle due «non ha rispettato i suoi doveri di membro della comunità». La denuncia vuole essere «un forte avvertimento che minacciano la lotta mortale degli operatori sanitari, gli sforzi di chi lavora per prevenire il contagio e la partecipazione della popolazione».