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SVEZIANessun dietrofront nel Paese scandinavo

07.04.20 - 06:00
«Le misure prese sono davvero molto leggere, ci si fida del cittadino».
keystone-sda.ch (JESSICA GOW / TT)
Nessun dietrofront nel Paese scandinavo
«Le misure prese sono davvero molto leggere, ci si fida del cittadino».
Il virologo svedese Michael Kann: «Sabato a Gotebörg c'erano poche persone, soprattutto adolescenti».

STOCCOLMA - Ultima della lista, la Svezia si è accorta della violenza del coronavirus ed è quindi corsa ai ripari? Non è proprio così.

Nel Paese scandinavo non c'è stato alcun improvviso dietrofront. La via indicata da Anders Tegnell, epidemiologo di Stato supportato dal Primo Ministro Stefan Löfven, non è cambiata e mira a restringere, distanziare, bloccare il meno possibile. Almeno per obbligo. La scelta non è popolare né condivisa da tutti, cittadini in primis e Stati vicini in secundis, ma denota – questo è indubbio – grande coerenza. Nonostante l'impennata di contagiati nella zona di Stoccolma e la situazione generale comunque non certo semplice, la via del “fidiamoci del cittadino” ha insomma finora prevalso sul lockdown.

«Quel che sta succedendo nel nostro Paese non è quello suggerito dalle immagini pubblicate dai media – ci ha raccontato Michael Kann, presidente della Società Europa di Virologia – Già da tempo infatti le abitudini sono molto cambiate. Molti scatti nel centro delle città sono fatti con lenti e obiettivi particolari, che hanno l'effetto di “condensare” le persone. I tram sono quasi vuoti, lo stesso vale per i ristoranti. Nelle scuole secondarie e nelle università ci sono le tele-lezioni, gli esami per i dottorati sono a distanza... Per la maggior parte, quando vengono a contatto, le persone si tengono a distanza. Ma questo è anche molto scandinavo: qui la “flight zone”, chiamiamola così, è molto più grande rispetto agli altri Paesi nei quali ho vissuto. Penso per esempio al Sud della Francia».

È però vero che, con l'avanzata del contagio, nel weekend il Governo ha adottato misure più stringenti.
«Che sono in ogni caso davvero molto leggere e che molti virologi dubitano possano avere successo. Un esempio della leggerezza di tali raccomandazioni? Ai datori di lavoro che hanno la possibilità di attivare l'home -working per i dipendenti viene solo consigliato di farlo. La mia opinione è che, almeno nelle aree dove il contagio sta avanzando più rapidamente, come quella attorno a Stoccolma, debbano essere presi provvedimenti più duri. Aspettare ancora potrebbe essere rischioso e, in più, creare dei conflitti con la politica di altri Paesi europei, dove presumibilmente, con il tempo, le misure andranno alleggerendosi. Difficile pensare che a quel punto qui si possano fare più stringenti».

Una motivazione per spiegare tanta libertà deve pur esserci...
«Le misure prese da tempo già hanno lasciato il segno. Sabato pomeriggio ero a Göteborg. Tutti i negozi, a eccezione degli alimentari e delle farmacie, erano chiusi. In giro a passeggio c'erano pochissime persone, soprattutto adolescenti. Si può quindi dire che, in larga misura, la popolazione si sta muovendo in maniera responsabile».

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COMMENTI
 

Don Quijote 4 anni fa su tio
Far decidere a un politico della mia vita è la cosa più apocalittica che mi poteva capitare, avrei preferito una scelta con i dadi!

Ben8 4 anni fa su tio
Anche il buonsenso funziona!

Thor61 4 anni fa su tio
Risposta a Ben8
Quello che chiami buon senso, in realtà suppongo si chiami più correttamente PAURA del contagio. Saluti
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