Diverse organizzazioni umanitarie lanciano un grido d'allarme e chiedono un cessate il fuoco.
Oltre 400'000 persone hanno dovuto essere sfollate dall'inizio del conflitto.
TRIPOLI - Il conflitto e la pandemia di Covid-19 rappresentano una minaccia significativa per la vita in Libia. La salute e la sicurezza dell'intera popolazione del paese sono a rischio. Circa 400'000 libici sono stati sfollati dall'inizio del conflitto nove anni fa, circa la metà dei quali nell'anno passato, da quando l'attacco alla capitale, Tripoli, è cominciato. Di qui l'appello di Unhcr, Oms, Oim, Unicef, Ocha, Unfpa e Wfp, che in una dichiarazione congiunta hanno chiesto la fine dei combattimenti in Libia e la protezione dei civili.
«Nonostante gli appelli ripetuti per un cessate il fuoco umanitario, anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, le ostilità continuano senza sosta, impedendo l'accesso e la consegna di aiuti umanitari fondamentali. Gli operatori umanitari affrontano sfide significative ogni giorno per portare avanti la loro missione. A marzo 2020, i partner umanitari hanno riportato un totale di 851 restrizioni di accesso ai movimenti di personale e aiuti umanitari all'interno e verso la Libia», si legge in una nota.