Le mascherine, che bloccano l'operatività del riconoscimento facciale, non hanno effetti su altri sistemi
BRUXELLES - Gli apparecchi dotati di sensori per il riconoscimento facciale potrebbero non più riconoscere i volti delle persone che indossano la mascherina di protezione contro il coronavirus.
È una delle problematiche riguardanti le tecnologie digitali sorta recentemente con l'utilizzo più ampio delle mascherine. Ma quali alternative ci sono per identificare eventuali criminali? Ne abbiamo parlato con Jan Svoboda, dottorando e ricercatore in Biometria all’USI.
Occhi e camminata - «Il Covid-19 è una gran sfida per tanti sistemi biometrici» ci spiega l'esperto, aprendo tuttavia la porta ad altre possibili alternative. «Considerando che gli occhi rimangono visibili, in questo caso si potrebbe usare il cosiddetto "iris recognition system" (riconoscimento dell'iride), un sistema basato sul riconoscimento degli occhi». Questa tecnologia consiste nell'uso di camere in infrarossi per acquisire determinate immagini delle dettagliate strutture dell'iride visibili all'esterno.
In alternativa si può utilizzare un metodo «spesso combinato al riconoscimento facciale nell’ambito della sicurezza: il “Gait recognition”» (o riconoscimento dell'andatura). «Si tratta di riconoscere le persone in base a come camminano, come si muovono, è un sistema in evoluzione che ha un grande potenziale». Questa tecnologia, già testata in Cina, anche se meno precisa del riconoscimento dell'iride è comunque in grado di identificare anche le persone voltate di spalle o con il viso coperto, colmando uno dei gap principali del riconoscimento facciale.
Non è una novità - In effetti, il problema delle mascherine non è di per sé una novità. Come ci spiega Svoboda, «è da tempo sempre più alta l'attenzione ai possibili inganni nei confronti del riconoscimento facciale. Spesso si è provato ad ingannarlo usando fotografie, e perciò si lavora più spesso ad esempio con la tecnologia 3D o con la "liveness detection", per confermare che quello analizzato sia un volto vivente (guardando ad esempio i movimenti come il battito delle palpebre)».
Tuttavia, per chi si spinge a tanto, «la chirurgia estetica può essere un problema per molti sistemi biometrici. Ci sono persone che non sono state più riconosciute dopo un intervento del genere». Ma anche in questo caso, se ben applicato, non si potrebbe sfuggire al metodo del "Gait recognition".
Problemi di privacy - Neema Singh Guliani, consigliere legislativo senior dell'American Civil Liberties Union, ha detto recentemente all'Intercept che dare ai governi nazionali e alle forze dell'ordine l'accesso a determinate informazioni biometriche sensibili comporta seri rischi per la privacy: «Una volta che ottengono l’accesso, hanno la possibilità di identificare chiunque, ovunque sia».
«Sicuramente dipende da come viene usato un sistema di riconoscimento», ha aggiunto Svoboda, «se si rimane nell’ambito della polizia, per trovare dei criminali, non dovrebbero esserci problemi. Chiaramente, se qualcuno inizia a pensare alla raccolta di tali dati per altri utilizzi, ad esempio commerciali, la storia cambia». Il dottorando ha poi lanciato un paragone: «Comunque, si può comparare con Facebook. Un’immagine che carichiamo su questo social diventa disponibile alla piattaforma, ma non gli è permesso rilasciare questi dati al di fuori dell’azienda senza il consenso dell'utente. La tendenza negli ultimi anni è una privacy sempre più regolamentata».
Il tema del riconoscimento è ampio e complicato, e c'è una gran differenza già solo tra i sistemi che funzionano a distanza (ad esempio per l'identificazione di persone che camminano sulle strade) e i sistemi a distanza ravvicinata (come negli aeroporti, per il controllo automatico dei passaporti). Per ogni situazione c'è un metodo più adatto: a distanza ravvicinata l'ideale sarebbe utilizzare l'iris recognition, mentre da lontano sarebbe più appropriato il gait recognition. Comunque, le alternative ci sono, e il viso non è l'unico modo per identificare una persona.