Lo ha scritto l'ex-consigliere alla Sicurezza John Bolton e la Casa Bianca sta facendo carte false per bloccarlo
WASHINGTON D.C. - Donald Trump chiese al presidente cinese Xi Jinping di aiutarlo a rivincere le elezioni nel 2020 promettendo sconti di dazi se avesse acquistato prodotti agricoli americani cruciali per la sua base elettorale.
E quando il leader di Pechino acconsentì, lo definì «il più grande leader della storia cinese», ignorando poi tutte le questioni dei diritti umani, dall'anniversario di piazza Tienanmen («A chi interessa? è successo 15 anni fa...») alle persecuzioni degli uiguri («Quei campi di concentramento sono un'ottima cosa»). Posizioni completamente opposte a quelle di questi giorni.
È una delle rivelazioni bomba di 'The Room Where It Happened', il libro dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton che l'amministrazione Trump vuole bloccare - con un ordine restrittivo - prima della sua uscita in libreria il 23 giugno. Ma non è l'unica, secondo le anticipazioni dei media Usa.
«Mi è difficile identificare una decisione di Trump durante la mia permanenza alla Casa Bianca che non sia stata dettata da calcoli per la rielezione», scrive Bolton, affermando che l'inchiesta di impeachment avrebbe dovuto indagare il presidente non solo per le sue pressioni sull'Ucraina ma anche per altri episodi, tra cui i suoi interventi su indagini criminali e non «per fare favori personali ai dittatori che gli piacevano».
«Il quadro sembrava una ostruzione della giustizia come modo di vivere», scrive l'ex consigliere per la sicurezza nazionale, anche se diversi esponenti dei democratici ritengono che avrebbe dovuto testimoniare al Congresso anziché pensare al contratto da due milioni di dollari per il libro: «Bolton di sicuro è un autore, ma non un patriota», ha commentato la speaker della camera Nancy Pelosi.
Bolton rivela anche altre circostanze imbarazzanti. Ad esempio che Trump non sapeva che la Regno Unito è una potenza nucleare, che chiese se la Finlandia fa parte della Russia e che il ritiro dalla Nato arrivò più vicino di quello che si sa.
Diverse le indiscrezioni anche per l'accordo, definito storico ma poi naufragato, con la Corea del Nord: «Mi ha detto che voleva firmare un documento, anche senza sostanza, fare la sua conferenza stampa e portarsi a casa la vittoria». Secondo lui presidente non aveva davvero grandi interessi riguardanti la denuclearizzazione.
L'ex della Casa Bianca racconta poi che anche alcuni consiglieri molti vicini al tycoon lo deridevano alle sue spalle, tra cui il segretario di Stato Mike Pompeo. I briefing dell'intelligence erano poi inutili «perché molto del tempo era speso ad ascoltare Trump piuttosto che il contrario».
Le rivelazioni bruciano perché sono una testimonianza di prima mano di un ex stretto collaboratore del tycoon, per quanto animato da desiderio di vendetta per il suo licenziamento. Ecco perché il dipartimento di Giustizia, diventato il braccio armato del presidente, ha fatto causa per bloccare la pubblicazione del libro, sostenendo che «contiene informazioni confidenziali». Ieri Trump aveva minacciato che Bolton potrebbe avere «problemi penali» se avesse fatto uscire il libro.
L'ex consigliere per la Sicurezza nazionale aveva firmato un accordo di riservatezza quando era entrato alla Casa Bianca e inizialmente aveva sottoposto il manoscritto all'esame della presidenza. Ma alla fine era arriva una sfilza di omissis e aveva deciso di andare avanti per la sua strada.