Tra le persone escluse dalle elezioni anche Joshua Wong, uno degli attivisti più noti nella Città-Stato
HONG KONG - Un consistente numero di attivisti pro democrazia di Hong Kong ha ricevuto la lettera di squalifica dai funzionari elettorali e non potrà correre alle elezioni di settembre per il rinnovo della LegCo, il parlamentino locale, ancora in bilico a causa della fiammata di casi di Covid-19.
Lo riporta il network pubblico Rthk, secondo cui tra gli esclusi ci sono Dennis Kwok, Alvin Yeung e Tat Cheng del Civic Party; il localista Ventus Lau e Tiffany Yuen, membro di Demosisto, il partito co-fondato da Joshua Wong e ora sciolto; il consigliere distrettuale Lester Shum, Cheng Kam-mun del Civic Passion e l'ex giornalista Gwyneth Ho.
Colpito anche Wong - Lo stop ai candidati pro democrazia dalle elezioni mostra «un totale disprezzo» per Hong Kong: lo scrive su Twitter Joshua Wong, uno degli attivisti più noti, annunciando di essere tra i 12 che il Governo locale ha squalificato per «mancanza di requisiti».
La Cina segnala «un totale disprezzo per la volontà degli abitanti di Hong Kong, calpesta l'autonomia della città e tenta di mantenere il potere legislativo della città sotto il suo controllo», sostiene Wong.
La squalifica di «quasi tutti i candidati democratici», afferma, è «la più grande repressione di sempre» sul movimento democratico della città.
Gli arresti - La polizia di Hong Kong ha eseguito ieri l'arresto di quattro attivisti studenteschi di età compresa tra i 16 e 21 anni con l'accusa di incitamento alla secessione, in violazione della controversa legge sulla sicurezza nazionale.
La persona più rappresentativa è Tony Chung, ex leader di Student Localism, gruppo che il 30 giugno, nell'imminenza dell'entrata in vigore della stretta imposta da Pechino, ha deciso lo scioglimento delle attività, continuando il lavoro all'estero.
Gli arresti sono i primi di un certo profilo da parte della polizia per effetto di un lavoro investigativo, a differenza di quelli precedenti collegati a manifestazioni non autorizzate, tra slogan scanditi e sventolio di bandiere illegali.
Il sovrintendente senior Steve Li, del nuovo Dipartimento per la tutela della sicurezza nazionale, ha riferito nella conferenza stampa tenuta in tarda serata e trasmessa in streaming che nell'operazione non sono state coinvolte altre istituzioni, a partire dagli agenti d'intelligence di Pechino.