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EUROPAL'influenza raddoppia la diffusione del Covid: lo dice uno studio

11.09.20 - 20:54
I ricercatori degli Istituti Max Planck e Pasteur parlano di «risultati che non lasciano dubbi»
Keystone (archivio)
L'influenza raddoppia la diffusione del Covid: lo dice uno studio
I ricercatori degli Istituti Max Planck e Pasteur parlano di «risultati che non lasciano dubbi»
Secondo lo studio, in attesa di revisione paritaria (e pubblicato sul portale medRxiv), il tasso di contagio medio di una persona con SARS-CoV-2 passa da 2 persone fino a 4-5 nel caso questa fosse affetta anche dall'influenza.

BERLINO / PARIGI - Il percorso che seguirà l'evoluzione della pandemia nel corso dei prossimi mesi costituisce una grande incertezza per le autorità sanitarie di tutto il mondo. Con l'arrivo delle stagioni più fredde entra in gioco anche la questione influenza, che potrebbe fare da "megafono" alla diffusione del coronavirus.

A suggerirlo sono i risultati di uno studio - in attesa di revisione paritaria - effettuato a cavallo tra Germania e Francia e firmato dai ricercatori degli Istituti Max Planck e Pasteur. Se una persona positiva al SARS-CoV-2 contagia in media due persone, la stessa potrebbe arrivare a contagiarne 4 o 5 nel caso avesse anche l'influenza.

Gli autori dello studio parlano di «risultati inequivocabili», spiegando che il calo di nuovi casi durante la prima ondata è stato determinato non solo dal lockdown e le misure restrittive ma anche dalla fine della stagione influenzale.

In questi mesi molti esperti hanno dibattuto sull'importanza di effettuare il vaccino antinfluenzale, in particolare per eliminare quel "rumore di fondo" provocato da altri virus. In Ticino, il Medico cantonale Giorgio Merlani aveva anticipato in tal senso l'avvio di una «campagna di sensibilizzazione molto più marcata», per limitare l'effetto "schermo" dell'influenza sui sintomi del Covid-19.

A oggi, la scienza non ha ancora saputo confermare se il vaccino contro l'influenza stagionale possa effettivamente contribuire a fornire uno strato di protezione nei confronti del nuovo coronavirus. Lo studio in questione però, se certificato da una peer-review, potrebbe confermarne almeno la sua utilità nel frenarne la diffusione.

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