L'esobiologo John Robert Brucato, soddisfatto della scoperta tutta europea, appella comunque alla prudenza
È stata trovata della fosfina, che viene prodotta dalla presenza di vita, nell'atmosfera di Venere. «Ma non è da escludere che possano averla formata altri processi» ci ha detto l'esperto.
LUGANO / FIRENZE - La notizia del momento, in ambito astronomico, è la scoperta di tracce di fosfina nelle nubi di Venere, una sostanza che suggerisce la presenza di vita.
Ma di cosa si tratta?, e indica davvero che c'è vita? Per fare chiarezza, il team di Tio.ch / 20 Minuti ha contattato l'esperto astrobiologo John Robert Brucato, autore di oltre 240 lavori di ricerca sull'argomento e membro del team scientifico per la ricerca di composti organici su Marte con il rover ExoMars 2020.
La scoperta, lo ricordiamo, è stata pubblicata sulla rivista "Nature Astronomy" dagli astronomi dell'Università di Cardiff, con a capo Jane Greaves.
Quindi, c'è vita su Venere?
«Non è sufficiente aver visto la presenza della fosfina per confermare la presenza di vita. Nonostante la fosfina venga prodotta da batteri o in generale dalla presenza di vita (almeno, questo succede sulla Terra), non è da escludere che ci possano essere anche altri processi di tipo geologico responsabili della formazione della fosfina».
Ma cos'è la fosfina?
«È una molecola composta da fosforo e tre atomi di idrogeno, che solitamente viene prodotta dalla decomposizione degli organismi viventi, e ha quindi un odore nauseante. È anche ad esempio la responsabile dei fuochi fatui, appunto dovuti alla decomposizione. Il fatto interessante è che questa fosfina si trovi nell'atmosfera di Venere e che quindi metta a disposizione il fosforo in una forma reattiva. Solitamente il fosforo si trova nella forma ossidata, nei fosfati (nelle rocce), ed è quindi difficile che possa essere utilizzata per i processi biologici».
Queste "forme di vita" si trovano solo nell'atmosfera?
«Sulla superficie di Venere si registrano 450 gradi centigradi, e ci sono venti estremamente imponenti, che spazzano tutto il pianeta a circa 300km/h: è un posto inospitale. È negli strati alti dell'atmosfera, a circa 60km, che le condizioni sono più ideali, e simili a quelle terrestri».
Ma si tratterebbe di forme di vita a noi conosciute?
«Questi microrganismi che si possono trovare su Venere, ammesso che esistano, vivrebbero chiaramente in una condizione estrema, essendo l'ambiente molto acido, e potrebbero quindi essere paragonati a quell che vengono comunemente chiamati estremofili, e che esistono anche sulla Terra. Come dice il nome, sono batteri che vivono in condizioni estreme».
La fosfina è mai stata individuata altrove, nell'atmosfera di altri pianeti?
«Sì, si trova anche su Giove, o Saturno. I processi per poterla formare sono molteplici, ma nulla giustifica la presenza di fosfina nell'abbondanza che si è registrata su Venere. Il problema è che Venere si trova molto vicino al sole, e che quindi questa fosfina sarebbe continuamente degradata dall'irraggiamento solare. Invece, il fatto che continui a persistere nell'atmosfera lascia presumere che ci sia una sorgente che rifornisca continuamente l'atmosfera di fosfina».
Venere non è stata analizzata tanto quanto Marte, come mai?
«Sicuramente andare su Venere è molto più complicato, proprio perché è un pianeta che ha una temperatura superficiale molto elevata. Ci sono quindi state poche missioni, e le prime sono anche fallite. Un altro problema è che gli strumenti durano pochissimo: non riescono sopportare queste condizioni. Oltre a russi e americani, c'è stata anche una missione europea, Venus Express, che ha orbitato attorno al pianeta, studiandone l'atmosfera e le condizioni generali».
Quali sono le implicazioni principali della ricerca? A cosa porterà?
«Uno dei punti cruciali è sicuramente capire se la fosfina è prodotta anche da processi non biologici, di tipo geologico, per giustificarne la presenza. Per quanto riguarda la ricerca di vita su altri pianeti, quello che si fa è cercare di studiare l'ambiente del nostro sistema solare, insomma i nostri vicini di casa (come Venere, o Marte), per poi confrontare questi risultati con i dati che ci giungono dai pianeti extrasolari, e ora possiamo cercare d'investigare la presenza di fosfina anche su altri pianeti».
Una scoperta tutta europea!
«Esatto, è stato utilizzato un array di telescopi europei, e questo dimostra che anche l'Europa ha le capacità di fare ricerca di punta. Questa collezione di radiotelescopi, che si trova in Cile, è unica al mondo. È sicuramente un ottimo risultato tutto europeo».