La Croce Rossa Svizzera offre sostegno a quanti transitano per Bihać, dove mercoledì sono morte due persone.
La coordinatrice: «Abbiamo anche un programma di aiuti per la popolazione locale, per ridurre le tensioni tra residenti e migranti».
TUZLA/BERNA - Il 2015 con la sua crisi migratoria è passato, ma la rotta balcanica è sempre aperta. Almeno fino a Bihać.
Nella città del nord ovest della Bosnia ed Erzegovina sono transitati e continuano a raccogliersi virtualmente tutti i 55'000 migranti che, negli ultimi due anni e mezzo, hanno attraversato il Paese diretti nell'Unione Europea. Provano e riprovano il "game", il "gioco": il tentativo di entrare irregolarmente nella vicina Croazia, che si conclude più spesso con il respingimento da parte della polizia.
In quest'angolo di Bosnia la tensione è ora alle stelle. Mercoledì, due persone sono rimaste uccise e 18 sono state ferite in una rissa tra un gruppo di cittadini pachistani e uno di afghani avvenuto in un campo improvvisato fuori città. Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) - che gestisce tutte le strutture ufficiali -, il tentativo delle autorità locali di spostare i campi fuori Bihać prima delle elezioni amministrative di novembre sta portando l'area «sull'orlo di una crisi umanitaria». Allontanati da Bihać e, di riflesso, dal confine croato, molti migranti decidono infatti di restare comunque in zona, dormendo all'aperto.
Mihela Hinić, coordinatrice per la Bosnia ed Erzegovina della Croce Rossa Svizzera, conferma che la violenza è quasi all'ordine del giorno nella regione: «La situazione, a livello sicurezza, è pessima nell’area di Bihać», ci spiega. «Tra i migranti si registrano molti litigi e risse, che spesso finiscono con ferimenti, se non con morti come nel caso di questa settimana», aggiunge.
La dinamica è normalmente quella della contrapposizione tra gruppi di nazionalità diversa: «Nella maggior parte dei casi sono coinvolti afghani e pachistani», afferma Hinić. «Quando c’erano meno migranti situazioni simili erano meno frequenti, ma nell’ultimo anno di tanto in tanto avvengono», aggiunge.
Le persone in transito attraverso la Bosnia ed Erzegovina sono circa 8'500 in questo periodo: «Metà si trova nei campi e metà si sistema all'aperto un po' ovunque», puntualizza la nostra interlocutrice. Secondo l'OIM, le persone che dormano all'aperto sono invece circa 2'500.
La Croce Rossa Svizzera supporta la Croce Rossa locale proprio nell'aiuto a chi è in movimento all'interno del Paese. Grazie a quattro squadre mobili fornisce una prima assistenza distribuendo cibo e vestiti e dando per esempio ai migranti la possibilità di ricaricare i loro telefoni cellulari.
Oltre ad alleviare le loro difficoltà, l'organizzazione elvetica tenta però di dare un segno del proprio sostegno anche alla popolazione locale. «Al fine di ridurre le tensioni tra residenti e migranti abbiamo dei programmi di distribuzione di aiuti in contanti alla popolazione locale per l'acquisto di cibo, prodotti per l’igiene o legna da riscaldamento», illustra Hinić. «Vogliamo che la gente capisca che la Croce Rossa non è lì solo per i migranti, ma anche per loro - aggiunge -. La gente riscontra dei problemi con i migranti e crede che nessuno si occupi di loro. I nostri interventi aiutano a calmare la situazione». Le attività dell'organizzazione elvetica - che durano dal 2018, continueranno fino ad aprile 2021 e dovrebbero poi rinnovarsi - hanno un costo di circa 100'000 franchi l'anno, stima la coordinatrice locale.
Ma quanti migranti riescono, alla fine, a vincere il "game", le chiediamo? «Non abbiamo cifre precise a riguardo - ammette Hinić -. Tutti, però, vi si dedicano e sicuramente alcuni ci riescono. Nonostante le migliaia d'ingressi, infatti, il numero di migranti presenti contemporaneamente in Bosnia ed Erzegovina resta sempre tra le 7’000 e le 10’000 persone».