A Roma si discute di un divieto di spostamento tra regioni. In primavera significò frontiere sbarrate per tre mesi.
La controproposta delle regioni: «Il divieto valga solo per gli over 70, la fascia più a rischio»
ROMA - L'Italia potrebbe presto richiudere. Come avvenuto a inizio marzo, il governo italiano starebbe infatti per varare un nuovo provvedimento che vieterebbe, tra le altre cose, gli spostamenti tra regioni e, di riflesso, l'ingresso in Italia dalla Svizzera.
Come riportano i principali portali d'informazione della vicina penisola, il premier italiano Giuseppe Conte firmerà il nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) lunedì sera o, al più tardi, martedì. Tra le misure ipotizzate per rallentare la progressione dei contagi da SARS-CoV-2 si starebbe valutando, oltre al divieto di spostamento tra regioni, l'istituzione di "zone rosse" per le aree più colpite.
Divieto di spostamento tra regioni - Una misura che appare come molto probabile è il divieto di spostamento tra regioni se non per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza che dovranno essere attestate per mezzo di un'autocertificazione. Come avvenuto in primavera, la disposizione promette di avere ripercussioni anche per chi, dal Ticino, voglia recarsi nella vicina Italia.
Quando, l'8 marzo scorso, il governo italiano chiuse dapprima la Lombardia ed estese poi il divieto di spostamento tra regioni a tutto il territorio nazionale, la decisione si tradusse infatti in un divieto d'ingresso in Italia che durò fino al 3 giugno successivo. Solo i frontalieri e i trasportatori di merci poterono continuare a muoversi a cavallo del confine.
Per tre mesi dalla Svizzera non ci si poté invece recare in Italia per acquisti, turismo o questioni personali non urgenti. Ai cittadini italiani residenti in Svizzera rimase teoricamente permesso fare ritorno nel loro Paese, a condizione però di attenersi a una quarantena di 14 giorni all'arrivo in Italia: una condizione che rese di fatto impossibile il rientro in patria per molti italiani residenti in Svizzera.
Zone rosse - Il governo italiano mediterebbe altresì l'istituzione di "zone rosse" nei territori con un indice di trasmissione (Rt) superiore all'1,5 e quindi potenzialmente più a rischio di collasso delle strutture sanitarie. La misura andrebbe decisa dalle regioni in accordo con l'esecutivo nazionale.
Quando, sempre in primavera, l'esecutivo italiano definì aree simili, la disposizione significò il divieto di entrata e uscita dalle stesse, la chiusura di tutte le attività non essenziali al loro interno e il divieto, per i loro abitanti, di uscire di casa se non per comprovati motivi di lavoro, salute o urgenza o per acquistare beni di prima necessità. Un confinamento totale, insomma.
Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, le regioni dove sarebbe più urgente l'introduzione di nuove restrizioni sono Lombardia, Lazio, Val d’Aosta e Liguria oltre alla provincia autonoma di Bolzano.
Didattica a distanza dalla terza media - Roma ha finora insistito sulla necessità di mantenere la didattica in presenza nelle scuole. In virtù dell'attuale situazione sanitaria potrebbe però risolversi per un compromesso. Si parla infatti di disporre la didattica a distanza (DaD) dalla terza media in su e continuare invece a fare andare a scuola gli allievi della scuola dell'infanzia, elementare e di prima e seconda media. La vicina Lombardia è già passata alla didattica a distanza per tutte le scuole secondarie di secondo grado. Il Piemonte seguirà a partire da domani.
Modifica degli orari dei negozi - Ai presidenti di regione sarà inoltre chiesto di modificare gli orari dei negozi, in senso restrittivo, in base alla situazione sanitaria nei loro territori. Al momento, a livello nazionale sono limitati gli orari di bar e ristoranti, che possono apire solo tra le 5 e le 18. In Lombardia i centri commerciali sono chiusi il sabato e la domenica (negozi di generi alimentari esclusi).
La risposta delle Regioni: «Le limitazioni di spostamento solo per i senior» - Non penalizzare l'intera popolazione e proteggere i più a rischio, per questo motivo non è auspicabile bloccare gli spostamenti di tutti ma solo degli over 70. È questo il pensiero emerso oggi da un incontro fra gli esponenti delle regioni Lombardia, Piemonte e Liguria e i ministri del Governo.
«Sarebbe folle richiudere in casa persone per cui il Covid normalmente ha esiti lievi, bloccare la produzione del Paese, bloccare la scuola e il futuro sei nostri giovani, e non considerare alcun intervento su coloro che rischiano davvero», ha ribadito il governatore della Liguria, Giovanni Toti.
Dal canto suo, il governatore lombardo Attilio Fontana chiede, prima di prendere decisioni, di «valutare l'evoluzione della curva del contagio in seguito alle misure già prese» e auspica «misure più omogenee ed efficaci sul territorio».