Questa è la giornata più nera nella vita del presidente uscente che però non si arrende e promette battaglie legali.
WASHINGTON - «You are fired!», sei licenziato. Quante volte Donald Trump ha pronunciato quella frase, espressione che meglio di altre racchiude il suo carattere impetuoso e istintivo, una filosofia di vita ereditata dalla sua famiglia. Tutti aspetti che hanno caratterizzato i suoi quattro anni alla Casa Bianca.
Ora però a essere silurato è stato lui, congedato dagli elettori in elezioni presidenziali trasformatesi in un vero e proprio referendum sulla sua persona. In queste ore è questo che più gli brucia. Anche se si tratta di una sconfitta con l'onore delle armi, visto l'entusiasmo che ancora una volta Trump è riuscito a scatenare in una parte dell'America, quella più profonda e spesso trascurata e snobbata dalla politica di Washington.
La sua giornata più nera è iniziata nel fortino della Casa Bianca, nel quale si è asserragliato dall'Election Day senza più mettere il naso fuori. Dopo un tour de force finale della campagna elettorale che, a dispetto dei suoi 77 anni e del virus che lo ha aggredito a meno di un mese dal voto, lo aveva portato a fare anche cinque comizi al giorno in giro per il Paese.
La luce del sole l'ha rivista proprio nel giorno della sua debacle, quando poco prima dell'atteso annuncio del trionfo di Joe Biden lo hanno convinto a uscire per passare alcune ore sul campo da golf. Non prima di aver twittato il suo ultimo cinguettio da presidente nel pieno delle sue funzioni: «Ho vinto io le elezioni, e di molto!». Quando la Cnn proclama Biden vincitore è già sul green, come immortalano le immagini rubate dai fotografi, scuro in volto e rassegnato. Ma non indomito, deciso a non mollare. Al suo primo rientro da "uscente", alla Casa Bianca lo attendevano migliaia di manifestanti in festa per la vittoria di Joe Biden.
Gli ultimi giorni, in attesa dei risultati, Trump li ha passati chiuso nello Studio Ovale con i suoi più stretti consiglieri e con i suoi legali, per mettere a punto una strategia in grado di ribaltare il risultato delle urne. Un risultato che in alcuni momenti lo aveva fatto sperare. Del resto la parola «sconfitta» non esiste nel vocabolario di The Donald.
Ma a riportarlo con i piedi per terra nelle ultime ore è stata soprattutto la figlia Ivanka, l'unica che ha davvero un ascendente su di lui, e in grado di calmarlo, placarlo, convincerlo nei momenti più difficili. Quelli in cui Trump tira fuori quel carattere istintivo che spesso lo porta ad andare ben sopra le righe, se non fuori controllo. Il compito più difficile è convincerlo che non è stato un voto su di lui, sulla sua persona. E nella sua mente le immagini della folla di fan in delirio durante i suoi comizi-show forse lo aiuteranno ad alleviare questo difficile momento. E a pensare che un futuro ci può ancora essere.