I cittadini di Wilmington nel Delaware sono scesi in piazza per festeggiare la vittoria di Biden.
La folla è un caleidoscopio di gente di tutte le età, le razze e gli orientamenti sessuali: famiglie con bambini sulle spalle, giovani e vecchi, gay e lesbiche, bianchi e afroamericanI. E tutti con la mascherina.
WILMINGTON - «Ce l'abbiamo fatta, zio Joe è presidente, è l'alba di una nuova America», grida Maurice, un afroamericano che presidia da giorni il perimetro del Chase center di Wilmington, il luogo simbolo della campagna di Joe Biden nella sua cittadina adottiva del Delaware.
Ha appena letto sul cellulare la breaking news della Cnn sulla vittoria del candidato democratico e lo annuncia a squarciagola con un grido liberatorio, dopo giorni di attesa «paziente», come aveva chiesto il «vecchio Joe». Ma intorno a lui c'è solo un piccolo drappello d'irriducibili che veglia sin dalla mattina sul «palco della vittoria», dove finalmente nelle prossime ore saliranno Joe Biden e Kamala Harris con i rispettivi coniugi per proclamarsi vincitori e unirsi a una festa in formato drive-in per rispettare le misure anti Covid.
Nella prima mezzora la placida Wilmington sembra ancora sprofondata nel torpore di lunghe notti insonni ad attendere il conteggio dei voti nella vicina Pennsylvania e in un'altra manciata di Stati chiave. Poco dopo l'annuncio della vittoria tutto tace anche di fronte alla irraggiungibile casa-bunker di Biden, un cottage in stile coloniale immerso nel verde della periferia e blindato da tre agenti del Secret Service. C'è una sola tv a presidiare e la reporter è ancora distesa sul prato a sonnecchiare in una luminosa e calda giornata autunnale. Ma in breve tempo la notizia fa il giro della città e la gioia esplode improvvisa al suono dei clacson.
Wilmington si scalda e si mette in marcia verso il Chase center, il centro congressi affacciato sul fiume Christina, alla destra di quel Westin Hotel scelto come quartier generale della campagna dem. La meta è il maxi parcheggio della imminente festa drive-in, sotto una maxi bandiera a stelle e strisce sostenuta da un paio di gru gialle. Colonne di gente e caroselli di auto, con bandiere, cartelli, t-shirt elettorali "Uncle Joe 2020", musica a tutto volume come 'We are the Champions", lo slogan 'nemesi' contro Trump 'You're fired'.
Ma è un entusiasmo misurato, senza gli eccessi di altre città o il fanatismo dei fan ai comizi di Trump. La folla in continua crescita è un caleidoscopio di gente di tutte le età, le razze e gli orientamenti sessuali: famiglie con bambini sulle spalle, giovani (tanti) e vecchi, gay e lesbiche, bianchi e afroamericani, quest'ultimi maggioranza nella cittadina. E tutti con la mascherina.
É il ritratto di un'America moderata, diversa e rispettosa delle regole, quella che vogliono incarnare Joe e Kamala. «È una vittoria ancora più importante di quella di Obama perché il rischio era di scivolare verso una dittatura», spiega Michael, studente di legge. «Joe sarà il presidente di tutti e Kamala la sua erede», assicura Katherina, insegnante di scuola superiore accompagnate dalle due figlie minorenni che sperano di vedere la Harris anche «come prima donna presidente». «L'America ha dimostrato di avere gli anticorpi, ora possiamo tornare a far vedere il nostro volto migliore», osserva un padre tenendo la figlioletta per mano.
I più entusiasti sono quelli che Biden lo conoscono da tempo, quando da giovane faceva il bagnino alla piscina ora a lui intitolata o da senatore prendeva ogni giorno il treno alla stazione - anche questa porta il suo nome - facendo la spola da Capitol Hill per tornare la sera dai due figli sopravvissuti all'incidente d'auto in cui perse la moglie e una figlia. O i parrocchiani della chiesa cattolica St. Joseph dove va a messa da una vita, le cassiere del supermercato Janssen's dove va a fare le spese con la moglie Jill, il gelataio dove Joe va a comprarsi l'ice cream (cioccolato e vaniglia i suoi gusti preferiti) di cui è così ghiotto da vantarsene sul profilo Twitter.
«Per noi, come per quasi tutti in città, è davvero come uno zio, ma da oggi sarà uno zio presidente», assicura Judith Baseden, cameriera del Characoal Pit, il diner preferito di "Joe", dove ha portato più volte Obama a mangiare un hamburger.