L'inchiesta sullo stato delle gallerie è ora sul tavolo del Ministero italiano dei Trasporti
GENOVA - L'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia S.p.A (Aspi), Giovanni Castellucci, è indagato dalla procura di Genova anche per la vicenda delle gallerie, inchiesta aperta dopo il crollo della volta della galleria Bertè in A26, la Genova - Gravellona Toce, il 30 dicembre dell'anno scorso. Quella sera caddero oltre due tonnellate di cemento, nessun mezzo rimase coinvolto.
A seguito di quell'episodio partì una nuova inchiesta su Aspi e scattarono controlli sulla rete che portano a interventi di manutenzione che hanno causato code chilometriche e danni economici per circa un miliardo. La pratica è ora sul tavolo del ministero italiano dei Trasporti.
Il fascicolo sulle gallerie vede indagate una decina di persone tra le quali anche l'attuale direttore di tronco Mirko Nanni. Le accuse sono, a vario titolo, di attentato alla sicurezza dei trasporti e falso. Secondo gli investigatori del primo gruppo della guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Stefano Puppo, anche per le gallerie gli ex manager avevano fatto scarse manutenzioni per poter contenere i costi.
Revocati gli arresti domiciliari - Nel mentre, il portale Repubblica conferma che i giudici del Tribunale del Riesame hanno oggi revocato gli arresti domiciliari a Castellucci, condizione in quale si trovava dall'11 novembre, nell'ambito dell'inchiesta sulle barriere autostradali fonoassorbenti "difettose".
Ai tempi, l'uomo era stato definito «incurante del rispetto delle regole», in quanto la sua linea di pensiero era dettata da una logica «commerciale e personalistica».
Gli avvocati difensori di Castellucci esprimono soddisfazione, ma con cautela vista la nuova indagine per la vicenda delle gallerie.
La lettera dell'Ue - Nel frattempo, anche la Commissione europea ha inviato un parere motivato (seconda tappa della procedura d'infrazione) all'Italia «per non aver rispettato la totalità delle prescrizioni previste dalla direttiva che stabilisce requisiti minimi di sicurezza relativi all'infrastruttura e all'esercizio delle gallerie».
Il parere motivato di oggi fa seguito alla lettera di costituzione in mora inviata dalla Commissione a ottobre 2019, «la cui risposta non è stata ritenuta sufficiente a garantire la conformità».
L'Italia ha ora 2 mesi di tempo per informare la Commissione sulle misure adottate per porre rimedio alla situazione.
Le procedure Ue contro l'Italia - Oggi la Commissione europea ha inviato diverse lettere di messa in mora e avviato diverse procedure contro l'Italia, oltre alla vicenda delle gallerie: