Se ne producono decine di miliardi ogni mese, ma non esistono linee guida ufficiali sul riciclo
COPENAGHEN - Le mascherine: una bomba di plastica pronta a esplodere. Studi recenti stimano che a livello planetario se ne utilizzino 129 miliardi ogni mese, ovvero 3 milioni al minuto. La maggior parte sono usa e getta, realizzate con microfibre di plastica.
Con l'aumento dei rapporti sullo smaltimento inappropriato di questi dispositivi di protezione, è urgente riconoscere questa potenziale minaccia ambientale e impedire che diventi il prossimo problema da dover affrontare relativo alla plastica.
L'avvenimento arriva da un commento sulla rivista Frontiers of Environmental Science & Engineering, degli studiosi della University of Southern Denmark. I ricercatori spiegano che le mascherine usa e getta sono prodotti in plastica che non possono essere rapidamente biodegradati che si frammentano in particelle di plastica più piccole, ovvero micro e nanoplastiche che si diffondono negli ecosistemi.
L'enorme produzione è simile a quella delle bottiglie di plastica, stimata in 43 miliardi al mese. Tuttavia, a differenza di queste ultime (di cui circa il 25% viene riciclato), non esistono linee guida ufficiali sul riciclo delle mascherine, il che rende più probabile che vengano smaltite come rifiuto solido.
La preoccupazione più recente e maggiore riguarda la loro realizzazione con fibre di plastica microsize (spessore da 1 a 10 micrometri). Quando si diffondono nell'ambiente, possono rilasciare più microplastiche, in maniera più facile e veloce delle plastiche sfuse come i sacchetti, un impatto che può essere aggravato da quelle di nuova generazione, le cosiddette nanomascherine.
I ricercatori sottolineano di non sapere come le mascherine contribuiscano al gran numero di particelle di plastica rilevate nell'ambiente, semplicemente perché non esistono dati. «Ma sappiamo - afferma Elvis Genbo Xu, autore dell'articolo - che, come altri detriti di plastica, possono accumulare e rilasciare sostanze chimiche e biologiche nocive, come il bisfenolo A, metalli pesanti e microrganismi patogeni. Questi possono comportare impatti negativi indiretti su piante, animali ed esseri umani». Tra i suggerimenti vi è quello di pensare a sistemi di conferimento specifici e standardizzati per le mascherine e di realizzarne di biodegradabili.