Il sovrano ha deciso di affidare la questione del principe Hamzah bin Hussein allo zio Hassan bin Talal
AMMAN - Re Abdallah di Giordania ha imposto la linea della mediazione: il caso del principe Hamzah deve restare nella «famiglia hashemita». La decisione è arrivata dopo che il principe ribelle in una conversazione diffusa su Twitter aveva annunciato che non si sarebbe arreso e che non avrebbe "obbedito" agli ordini militari.
Re Abdallah - ha spiegato l'agenzia Petra - ha deciso «di affrontare la questione del principe Hamzah bin Hussein nell'ambito della famiglia hashemita» affidando la vicenda a suo zio, Hassan bin Talal. E, secondo la Petra, Hamzah ha «confermato di aderire all'approccio della famiglia e al percorso» individuato dal sovrano. La linea del Re è stata dunque quella del compromesso per mettere a tacere una crisi, dai contorni di una saga familiare, dagli effetti imprevedibili.
Lo strappo diventa pubblico
La mossa di Hamzah (41 anni) - accusato di aver attentato alla «sicurezza e alla stabilità del Paese» - è sembrata quella di voler portare in pubblico, su Twitter, lo strappo con la famiglia reale giordana. Un fatto senza precedenti nella storia della monarchia hashemita che pure ha visto momenti di tensione al suo interno. Ma la scena internazionale - dalla Ue ai Paesi del Golfo, da Israele ai palestinesi e alla Lega Araba - si è schierata con re Abdallah alla guida di un paese chiave per la stabilità della regione e anche per gli equilibri mondiali.
Scegliendo con cura le parole, il principe - che in precedenti video aveva subito difeso la propria condotta a fronte della «corruzione e dell'incompetenza» in cui, a suo dire, si trova il Paese - ha detto nel suo nuovo messaggio di non voler provocare ora «una escalation».
Al tempo stesso ha affermato con forza che «ovviamente» non avrebbe obbedito agli ordini impartiti dal capo dell'esercito generale Youssef Huneiti che gli aveva intimato di non essere «autorizzato a uscire, a twittare, a comunicare con le persone» e che gli è permesso «solo di vedere la famiglia». «Penso - ha denunciato nel messaggio su Twitter - che sia un po' inaccettabile». A difesa di Hamzah sono scese in campo le sue donne. La madre, la regina Noor, quarta moglie (di origine americana) del defunto re Hussein, e la moglie principessa Basmah Bani Ahmad. «Una calunnia malvagia» ha twittato Noor, aggiungendo di pregare che «la verità e la giustizia prevalgano».
La promessa di fedeltà
Secondo una nota diffusa dal Palazzo reale di Giordania, Hamzah avrebbe promesso di «restare fedele» al fratellastro. «Resterò fedele all'eredità dei miei antenati, a Sua Maestà (il re) e al suo principe ereditario e mi metterò a loro disposizione», avrebbe scritto il principe in una lettera.
Il complotto
La vicenda del complotto contro re Abdallah - come è stato definito - ha incupito ancora di più la Giordania già preda di una difficile situazione economica aggravata da una seria diffusione del Covid-19. Gli arresti di 14-16 persone, oltre due importanti dignitari di corte e il coinvolgimento di Hamzah, hanno scosso Amman e si sono riverberati oltre i confini nazionali.
L'atto di accusa pronunciato dal vice premier (e ministro degli esteri) al-Safadi per spiegare l'intervento anti complotto ha messo in risalto «contatti con entità straniere». Inoltre - ha specificato al-Safadi - Hamzah ha «distorto i fatti» e cercato di mobilitare «leader dei clan» contro il governo. Poi l'accusa a Basmah, la moglie del principe: ha avuto contatti con «una persona con collegamenti a servizi di sicurezza stranieri». La persona in questione - ha riportato il sito Walla - è l'imprenditore israeliano Roy Shaposhnik che, tuttavia, ha smentito ogni sua appartenenza al Mossad ed ha ammesso solo di aver proposto al principe, come amico di famiglia di vecchia data, un aereo per far uscire fuori del Paese la moglie e i figli.
L'appoggio internazionale
Difficile pensare - hanno sottolineato analisti - che Hamzah possa scuotere le fondamenta della monarchia hashemita che ha l'appoggio dell'esercito e della sicurezza. Ma il principe ribelle - hanno aggiunto - potrebbe essere un catalizzatore di simpatie anti-sistema, specie in una fase complessa. La Ue - il presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen arriverà mercoledì prossimo ad Amman - ha dato pieno sostegno al re e «al suo ruolo di moderazione nella regione». Lo stesso il presidente Abu Mazen: «L'intero mondo, senza eccezioni» si schiera «a fianco di Sua Maestà», ha detto l'esponente palestinese che proprio oggi ha fatto tappa ad Amman, prima di recarsi in Germania per visite mediche definite «di routine».