Il giornalista investigativo olandese è spirato in ospedale nove giorni dopo l'agguato di cui è stato vittima.
I familiari: «È sempre stato fedele alla sua convinzione secondo la quale "In ginocchio non c'è modo di essere liberi"».
AMSTERDAM - Non ce l'ha fatta Peter R. de Vries, il giornalista investigativo raggiunto alla testa da colpi di pistola in un agguato avvenuto il 6 luglio scorso ad Amsterdam. Dopo nove giorni fra la vita e la morte, il 64enne è spirato in ospedale.
«Peter ha lottato fino alla fine, ma non è riuscito a vincere la battaglia», hanno annunciato i familiari in un comunicato citato da RTL Nieuws. «Siamo immensamente orgogliosi di lui e, allo stesso tempo, inconsolabili», scrivono.
Nella nota, i parenti del celebre presentatore ricordano come l'uomo abbia vissuto rimanendo sempre fedele alla propria convinzione secondo la quale, come soleva dire in inglese, "On bended knee is no way to be free": "In ginocchio non c'è modo di essere liberi". Per questo, per anni, aveva sviscerato in tv i retroscena delle più grandi operazioni criminali del Paese.
Poco dopo l'agguato - avvenuto per strada davanti agli studi di RTL, dove de Vries era ospite - sono stati arrestati due sospettati. Si tratta di un 21enne aspirante rapper di Rotterdam, Delano G., e di un 35enne tuttofare cittadino polacco, Kamil E.
Secondo quanto riferisce il Telegraaf, G. sarebbe cugino di primo grado di tale Jaouad W., uno dei capi dell'organizzazione criminale di Ridouan Taghi, un olandese-marocchino di 43 anni dedito al traffico di droga. Proprio Taghi è il principale sospettato in un processo in cui de Vries era coinvolto come consulente.
L'agguato a de Vries aveva suscitato lo sdegno della politica europea, allarmata per una nuova, ulteriore intimidazione ai danni della libertà di stampa. «Sono scioccata e preoccupata - aveva dichiarato via Twitter la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen -. Mi rivolgo alle autorità nazionali perché chiariscano la situazione e conducano i responsabili alla giustizia».