L'Infectious Diseases Society of America ha pubblicato un'infografica per far chiarezza. E il verdetto non lascia dubbi
Settimane fa anche la Food and Drug Administration si era pronunciata, usando toni coloriti, per tentare di mettere un freno a quella che era da subito stata considerata come una tendenza pericolosa.
ARLINGTON - Quello tra Covid-19 e ivermectina è un binomio che, ormai da alcuni mesi, gode di una certa popolarità nella galassia degli scettici della pandemia e in particolare nei cuori di quella fetta di persone che, soprattutto oltre le acque dell Atlantico, si è ritrovata in un certo senso "orfana" di un'indrossiclorochina in cui credere. Ed è un binomio pericoloso, come aveva a suo tempo rilevato già la Food and Drug Administration degli Stati Uniti, autografando un tweet che, in barba ai giri di parole troppo istituzionali, prendeva una scorciatoia verso il centro del bersaglio: «Non siete cavalli. Non siete mucche. Seriamente, finitela».
Il messaggio però non deve essere passato del tutto dato che in questi giorni si è unita all'appello anche la Infectious Diseases Society of America, riportando i rischi legati a un utilizzo dell’ivermectina (che, lo ricordiamo, è un antielmintico utilizzato sia negli esseri umani che nella medicina veterinaria) per curare il Covid-19 sotto i riflettori. E lo ha fatto senza pubblicare vademecum o tediose paginate zeppe di riferimenti scientifici, ma con una di quelle infografiche semplici e immediate, con tanto di freccette e piccoli disegni.
Tutto ruota attorno al quesito centrale. Ossia, «l'ivermectina dovrebbe essere utilizzata per curare il Covid-19?». La risposta è un «No» scritto a caratteri cubitali, perché - spiega in breve l'IDSA - «il dosaggio necessario per poter funzionare contro il Covid-19 in provetta è dalle 50 alle 100 volte superiore rispetto a quelle che sono le dosi raccomandate». E va da sé che «questo non sarebbe sicuro» per un essere umano, come suggerisce il confronto - ben illustrato sull'infografica - tra una pillola (dose raccomandata) e cinquanta pillole. Il campanello d'allarme pare evidente.
Ma quali sono i rischi concreti? L'utilizzo di ivermectina destinata all'uso veterinario o l'assunzione di alti dosaggi «può portare a un'elevata intossicazione del sistema nervoso», spiega l'IDSA, con «gravi effetti collaterali come stati confusionali, coma, convulsioni» fino «alla morte». E il «verdetto» non lascia quindi margine a molti dubbi: «Non è stato dimostrato che l'ivermectina sia una cura contro il Covid-19». E anzi, «può invece arrecare danni» alla salute.
#Ivermectin has not been proven to treat COVID-19, and it can cause harm.
— IDSA (@IDSAInfo) October 13, 2021
The doses needed to possibly work against COVID-19 in a test tube are 50-100x HIGHER than current recommended doses, an amount not safe in humans. #IvermectinIsNotForCOVID
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