Nel 2020 aveva partecipato alla commemorazione, seppur vietata dalla polizia
HONG KONG - Il magnate dei media Jimmy Lai è tra i tre attivisti pro-democrazia di Hong Kong giudicati colpevoli per la partecipazione e l'incitamento all'adesione nel 2020 alla veglia «illegale» in ricordo dei fatti sanguinosi di Piazza Tienanmen. Oltre a Lai, 74enne fondatore del tabloid pro-democrazia Apple Daily, sono coinvolti l'ex giornalista Gwyneth Ho e il noto avvocato per i diritti Chow Hang-tung.
La presenza di Lai alla conferenza stampa di presentazione dell'evento «è stato un atto deliberato per raccogliere sostegno e pubblicizzare l'assemblea non autorizzata che ne è seguita», ha stabilito la giudice Amanda Woodcock.
L'anno scorso le autorità di Hong Kong avevano accusato una trentina di persone, tra politici e attivisti pro-democrazia, di aver partecipato alla veglia del 4 giugno non autorizzata di commemorazione delle vittime della repressione del 1989 di Piazza Tienanmen da parte di Pechino, nonostante il divieto della polizia.
I tre giudicati colpevoli dalla Corte distrettuale, in attesa della condanna che sarà definita successivamente, sono stati gli unici a contestare le accuse in tribunale, diventando gli ultimi a ricevere il verdetto. In generale, i tre hanno argomentato di essere andati ad accendere candele a titolo personale e di non aver «incitato» altri a partecipare alla veglia nel Victoria Park.
Chow, avvocato di lunga esperienza, si è rappresentato da solo in tribunale, paragonando le sue azioni al «tank man», la persona che sfidò la colonna di carri armati cinese durante la repressione di Tienanmen diventando un'icona.
La giudice Woodcock ha respinto tali argomenti, definendoli «insensati. La realtà - ha affermato nel resoconto dei media locali - era che qualsiasi intenzione di uscire allo scoperto e di partecipare alla veglia a lume di candela a Victoria Park quella notte era un atto di sfida e di protesta contro la polizia».
Amnesty International ha descritto i verdetti come l'ultimo «attacco ai diritti alla libertà di espressione e di riunione» a Hong Kong, affermando che le autorità hanno criminalizzato una «manifestazione pacifica e socialmente distanziata».
Tenute ininterrottamente per trent'anni, le veglie sono state vietate nel 2020 e nel 2021 con la motivazione delle restrizioni anti-pandemiche per combattere il Covid-19 e della sicurezza dopo le violente proteste pro-democrazia del 2019.
In precedenza, 16 politici e attivisti, tra cui Joshua Wong, sono stati condannati da sei a 10 mesi di carcere per il ruolo avuto nella veglia, con alcune sospensioni di pena. Pechino, invece, ha chiarito quest'anno che non avrebbe più tollerato alcuna commemorazione di Tienanmen a Hong Kong o Macao, gli unici due luoghi in Cina in cui era possibile farlo.