Ciò non vale però per i non vaccinati, avverte l'immunologo Guido Silvestri
ATLANTA - «I dati che raccogliamo ogni giorno indicano che la variante Omicron, benché molto trasmissibile, è meno aggressiva e molto di rado ha conseguenze serie sui vaccinati. La controprova l’abbiamo dagli ospedali che non sono sotto pressione nemmeno nella Londra con un milione di contagiati. La speranza è che il virus si stia raffreddorizzando».
Come agisce Omicron - Lo ha dichiarato al Corriere della Sera Guido Silvestri, immunologo italiano che opera professionalmente da 30 anni negli Stati Uniti, dirigendo il laboratorio d'immunologia e il dipartimento di patologia della scuola di medicina della Emory University di Atlanta. Studi condotto dal suo collega di Cambridge Ravindra Gupta «confermano quanto verificato a Hong Kong sulla minor aggressività di Omicron, ma con un passo avanti: oltre a vedere che il virus è meno bravo a infettare le cellule del polmone, il gruppo di Gupta ha dimostrato una minore capacità del virus Omicron a formare sincizi, la cui presenza sembra essere alla base del danno alveolare diffuso da Sars-CoV-2. Il virus sembra specializzarsi nell’attacco alle alte vie respiratorie, mentre diventano rari i casi di polmonite severa soprattutto nei vaccinati».
La malattia dei vaccinati e quella dei no-vax - Buone notizie, quindi, ma che non devono far pensare che la battaglia sia definitivamente vinta. Perché «sono quasi due malattie diverse» quelle che i medici affrontano ora: quella che colpisce i vaccinati e quella con la quale devono fare i conti coloro che rifiutano l'immunizzazione. Chi non si vaccina sulla base della sua idea di libertà individuale fa pagare un prezzo alto agli altri e rischia moltissimo lui stesso. No-vax l’80 per cento di ricoverati: riflettano su questo i milioni d'italiani che ancora rifiutano il vaccino».
Prudenza sul lockdown dei non vaccinati - Secondo Silvestri è giusto fare pressione sui non vaccinati, meno imporre un lockdown sul modello tedesco. Vorrei che, come Paese, uscissimo da una logica emergenziale troppo rigida che paralizza, esaspera e può portare a reazioni d'insofferenza controproducenti. Ad esempio ridurrei gli obblighi di test per gli immunizzati. Rischiano di essere un disincentivo alla vaccinazione».
Ospedali e quarantene - Gli ospedali sono localmente in affanno, anche se «siamo, e credo resteremo, lontani dalle emergenze delle prime ondate del coronavirus». A preoccupare, più dei ricoveri, sono le difficoltà nel far funzionare la macchina sanitaria. «Con tanti medici e infermieri in quarantena sta diventando difficile costruire le squadre per gestire adeguatamente i servizi sanitari». Il rimedio? Maggiore elasticità con le quarantene (come fatto negli Usa e, magari, nella stessa Italia). «Se guarisci e hai due test rapidi negativi torni al lavoro: abbiamo troppi medici e paramedici giovani, asintomatici, bloccati a casa. Non possono curare altri malati — cardiovascolari, di cancro o altro — che hanno bisogno di loro».