Omicron prosegue il suo sprint. Ma le previsioni su come finirà la corsa non sono unanimi
ROMA - C'è un aspetto di questa pandemia, in cui siamo immersi ormai da due anni, che non sembra aver subito grandi mutazioni: è la confusione. Inevitabile quando ci sono tante voci che parlano tutte insieme; e che diventa a tutti gli effetti una sorta di dedalo per i profani quando le voci in questione sono quelle degli esperti chiamati ad accendere una luce. È una situazione a cui si è assistito spesso nella vicina Italia e a cui l'avvento dell'insidiosa variante Omicron ha apportato, negli ultimi giorni, ulteriore ossigeno.
L'ultima "bagarre d'idee" a distanza si è consumata nel corso del fine settimana tra i le frequenze di "Rai1" e le colonne del quotidiano "La Stampa". Ai microfoni della prima rete nazionale italiana, il professor Matteo Bassetti, primario del San Martino di Genova, ha rievocato il concetto di immunità di gregge. Era la grande speranza durante la prima ondata, divenuta una sorta di chimera con l'emergere delle prime varianti e trasformatasi in seguito in una sorta di nebulosa. Secondo Bassetti, se l'andamento dei contagi dovesse proseguire sul ritmo attuale - l'Italia in queste ultime 72 ore viaggia su una media di circa 200mila nuovi casi al giorno - «verosimilmente nella prossima primavera noi oltre il 95% degli italiani che tra vaccinazioni e infezione naturale avrà raggiunto l'immunità».
Le previsioni di Bassetti si basano sullo scenario osservato nel Regno Unito che, a suo dire, «oggi si trova ad avere il 98% della popolazione che è in qualche modo protetta dal virus» e quindi «almeno dalle forme più gravi» della malattia. «Io penso - ha aggiunto - che con la primavera dovremmo iniziare a vedere quella luce che speriamo di vedere». Di carattere meno definitivo sono invece le parole dell'immunologo Guido Rasi. In un'intervista rilasciata oggi al foglio torinese, il consulente del commissario italiano all'emergenza Francesco Figliuolo ha voluto sottolineare come sia «difficile parlare di immunità di gregge».
Il motivo, spiega Rasi, resta ancorato all'eventualità che il coronavirus subisca in futuro nuove mutazioni capaci di dare vita a una nuova variante dalle proprietà preoccupanti. E nello scenario attuale? «Tra vaccinati e guariti andremo verso l'endemizzazione del virus fino alla prossima variante. Se Omicron rimanesse dominante la situazione si stabilizzerebbe, ma lo pensavamo anche per Delta». E quindi l'incertezza rimane, paradossalmente, l'unica grande certezza.