Gli Stati Uniti valutano lo stop al greggio di Mosca e potrebbero procedere anche senza i partner europei
WASHINGTON - Gli Stati Uniti stanno valutando lo stop alle importazioni di petrolio russo, anche se il presidente Joe Biden «non ha ancora preso alcuna decisione in questo momento», come precisano dalla Casa Bianca. Ancora più rilevante è il fatto che Washington potrebbe procedere nell'embargo anche se gli alleati europei, Ue in primis, non potessero seguire l'esempio statunitense.
La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha riferito che si è parlato della questione nel corso della videoconferenza che ha impegnato Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Boris Johnson e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «Abbiamo capacità e possibilità differenti» ha aggiunto Psaki, in merito ai differenti approcci in materia.
«Conseguenze catastrofiche» -Mosca ha preso atto di questo possibile passo, che sarà considerato «una provocazione», e avverte per bocca del vicepremier Aleksandr Novak: escludendo dai mercati internazionali il greggio russo ci saranno delle «conseguenze catastrofiche» e il prezzo potrebbe schizzare fino a 300 dollari al barile (oggi siamo di poco sopra ai 120 dollari). Novak, citato dall'agenzia russa Ria Novosti, ha parlato di «informazioni su una imminente provocazione contro il sistema di trasporto del gas ucraino».
Intesa bipartisan - Sempre negli Usa sarebbe stato raggiunto l'accordo bipartisan per vietare le importazioni di fonti energetiche russe. Lo riferisce il Washington Post, che dà conto anche della volontà di sospendere le relazioni commerciali sia con la Russia che con la Bielorussia. Un'intesa che andrà comunque approvata dalle Camere, che potrebbero riunirsi per farlo già nel corso della giornata di mercoledì.
Meno legati al gas russo - L'Unione europea sta nel frattempo «valutando» di svincolarsi completamente dal gas russo, attraverso il ricorso a nuovi fornitori energetici, come dichiarato in audizione alla Commissione economica del Parlamento europeo Valdis Dombrovskis. «È chiaro che non lo sostituiremo del tutto con le rinnovabili tra un anno o due, perciò se vogliamo procedere rapidamente allo 'zero import' dalla Russia, dobbiamo importare il gas da un'altra parte». La prima opzione sembra essere quella norvegese: la principale azienda nazionale avrebbe già dato la sua disponibilità.
Non sarà un'impresa facile, né economica e veloce: lo ha aggiunto il commissario europeo per l'Economia Paolo Gentiloni. «Buona parte dei nostri fornitori hanno bisogno di meccanismi di rigassificazione, e anche le piattaforme mobili di rigassificazione non si costruiscono in un giorno, ci vuole un anno e mezzo per montarle, dobbiamo essere consapevoli di questa difficoltà».