Sono 166 i monumenti danneggiati o distrutti nel corso dell'invasione dell'Ucraina
KIEV - Sono 166 i monumenti culturali danneggiati o distrutti nel corso dell'offensiva russa in Ucraina. È il bilancio fatto dal ministro della Cultura e della politica dell'informazione Oleksandr Tkachenko, citato da Ukrinform. Il database ufficiale sul sito del Ministero parla di «166 siti del patrimonio culturale che sono stati distrutti o danneggiati durante l'invasione russa. Non sappiamo ancora di alcuni manufatti, perché si trovano nei territori completamente occupati».
Da Kherson, per esempio, giunge la notizia (vedi post in basso) della distruzione del memoriale "Gloria all'Ucraina". Il vicepresidente del consiglio regionale di Kherson Serhiy Khlan ha dichiarato su Facebook: «Gli occupanti hanno deriso il memoriale, hanno demolito i ritratti dei nostri eroi e dei caduti della guerra russo-ucraina. La bandiera è stata tolta. I russi non hanno né rispetto per i morti né alcun valore umano».
Gli aiuti occidentali - Il Ministero, ha aggiunto Tkachenko, sta trattando con i partner occidentali per l'istituzione di un fondo congiunto, finalizzato al ripristino del patrimonio culturale ucraino. «Ieri, ad esempio, ho parlato anche con il ministro della Cultura francese. E abbiamo discusso della necessità di creare un fondo congiunto dei nostri paesi, paesi che ci sostengono, che sarebbero impegnati nel restauro e nel ripristino del patrimonio culturale in Ucraina dopo la vittoria. Questa è una questione di estrema importanza» ha sottolineato il ministro, «perché la prima cosa contro cui Putin sta combattendo - se non parliamo di persone - è contro la cultura, contro la nostra storia. E nei loro discorsi, affermano apertamente che la cultura è l'unico strumento attraverso il quale possono vincere nel mondo con l'era del cosiddetto "mondo russo"».
Sanzioni culturali - Tkachenko aggiunge che è importante per gli ucraini rafforzare la consapevolezza del significato della cultura nazionale. In parallelo il Ministero è al lavoro per imporre sanzioni e porre fine alle collaborazioni di carattere culturale con le istituzioni russe, in particolare quelle che ricevono sostegno statale. «Molte iniziative culturali che si stanno svolgendo in Europa sono al centro della nostra attenzione, perché non viviamo di sole sanzioni. Dobbiamo sfruttare questa opportunità per parlare e promuovere la nostra eredità, i compositori, gli artisti e tutto ciò che riguarda la cultura».