Gli ampi consensi verso l'intervento in Ucraina e chi crede che i manifestanti siano pagati. Le cifre del Centro Levada.
L'istituto indipendente russo ha pubblicato due nuovi rilevamenti, sondando il sostegno della popolazione verso «l'operazione militare speciale» di Putin e la percezione verso chi in patria scende in strada per far sentire la sua voce sulla questione.
MOSCA - La popolarità di Vladimir Putin tra i cittadini russi ha di recente raggiunto il picco più elevato da diversi anni a questa parte. L'impennata dopo l'invasione dell'Ucraina è stata repentina. L'ossigeno che l'ha alimentata sembra però piuttosto vincolato alle risposte con cui lo "zar" ha strigliato il mai troppo apprezzato Occidente dopo il 24 di febbraio. Ma andiamo con ordine.
Nel mettere sotto la lente la popolarità di Putin, l'istituto indipendente russo Levada ha messo a referto a marzo un sontuoso 83%. Il mese prima era al 71%. E per trovare cifre più elevate occorre riavvolgere le pagine del calendario a ritroso di ben cinque anni, fino al febbraio del 2017. Ora di certo qualcuno dirà: Indipendente? Ma quanto? Un punto importante da chiarire prima di proseguire. E citiamo il giornalista italiano Lucio Caracciolo, esperto di geopolitica e direttore della rivista Limes, che di recente ha "promosso" l'affidabilità dell'istituto in un intervento alla trasmissione "Otto e mezzo", sulla rete italiana La7.
Tra guerra e proteste: cosa ne pensano i russi?
Il Centro Levada, spiegava l'esperto, è l'istituto di statistica «più serio che esista in Russia. E Putin lo tiene in piedi perché non fidandosi - giustamente, e questa guerra lo dimostrerà - della sua intelligence, vuole capire in maniera un po' più diretta come la pensano i russi». Chiusa la parentesi, torniamo ai numeri. E gli ultimi due rilevamenti che il centro ha pubblicato - rispettivamente nelle giornate di ieri e di lunedì - ne propongono di interessanti per farsi un'idea sull'opinione che la popolazione ha della cosiddetta «operazione militare speciale» in Ucraina e di quelle manifestazioni di protesta contro il conflitto che prendono vita anche all'intero dei confini della Federazione Russa.
Lo si è detto fin dal primo giorno: questa è la guerra di Putin, non dei russi. Tuttavia una larga maggioranza della popolazione sostiene le azioni dell'esercito russo nella vicina Ucraina. I sì convinti sono al 53%, quelli un po' meno sicuri al 28%, per un totale che arriva all'81%. Interessante è notare che le fasce in cui la convinzione si fa meno netta - quelle tra 18 e 24 anni e 25 e 39 anni - sono le stesse che guardando alle proteste rilevano come principale motivazione proprio l'indignazione sorta nei confronti della cosiddetta operazione speciale in Ucraina (rispettivamente al 42% e al 33%). Quelle che si affidano maggiormente all'informazione che circola nei canali Telegram, bypassando la "cortina di ferro" digitale del Cremlino.
Tra le fasce più anziane si è invece fatta largamente strada l'idea che i manifestanti siano stati pagati per scendere in strada a protestare. Ne è convinta una persona su tre sopra i 55 anni (34%) e ben il 40% della popolazione tra 40 e 54 anni. Ma l'ipotesi non è assente neanche dalle opinioni dei più giovani. E lo dimostra quel 32%, quindi una persona su tre, che incornicia la tendenza a livello di popolazione generale. E parlando di tendenze generali, non si può non notare che c'è un 41% (che sale fino al 48% nella fascia sopra i 55 anni) che asserisce di aver sentito parlare per la prima volta delle proteste proprio quando si è trovato a tu per tu con gli intervistatori di Levada.
Perché Mosca ha attaccato l'Ucraina?
Concludiamo orientando di nuovo lo sguardo oltre la frontiera russa. Come detto poche righe fa, il sostegno a favore dell'azione militare del Cremlino è ampio. Ma quali sono le motivazioni effettive percepite dalla popolazione? Nelle primissime file ci sono quelle legate alla narrazione ufficiale di Mosca, quindi la protezione dei russi nel Donbass (43%) e la cosiddetta «denazificazione» dell'Ucraina (21%). Ma anche la necessità di prevenire un attacco diretto alla Russia è considerata un'opzione per un cittadino su quattro (25%). E non si può non nominare quel 14% che vede nelle gesta di Putin un atto di dissuasione nei confronti della Nato.