Il presidente e la First Lady hanno portando a Uvalde «la loro solidarietà e l'affetto di tutta l'America».
AUSTIN - Il presidente Joe Biden e la First Lady Jill si stringono alle famiglie delle vittime della scuola elementare di Uvalde portando loro la solidarietà e l'affetto di tutta l'America.
Nella piccola cittadina del Texas il presidente e la First Lady sono stati accolti da un applauso. Abito e occhiali scuri, Joe e Jill sono apparsi evidentemente scossi di fronte all'ennesima tragedia. Una strage che colpisce in modo personale soprattutto la First Lady, orgogliosa insegnante da decenni e che continua ad andare in classe dai suoi studenti anche dalla Casa Bianca.
Per Joe Biden è la seconda volta in due settimane a dover indossare i panni del "consoler-in-chief". Lo ha fatto il 17 maggio a Buffalo, incontrando le famiglie delle vittime della strage del supermercato per mano di un diciottenne suprematista intenzionato a difendere «i bianchi dall'estinzione».
Al presidente i genitori delle piccole vittime della scuola elementare di Uvalde chiedono un'azione forte sulle armi, affinché la strage non sia avvenuta ancora una volta invano. «Vogliamo un cambiamento, è ora di agire», è il loro appello disperato.
La prima tappa della visita a Uvalde è al memoriale allestito davanti alla Robb Elementary School, teatro del massacro. Il presidente e la First Lady depositano un mazzo di fiori bianchi e si soffermano davanti alle foto delle 21 vittime, che Jill accarezza una a una. Poi si dirigono in chiesa per la messa.
Questo sarebbe dovuto essere il primo fine settimana di vacanza per i 19 bambini uccisi: un weekend per celebrare la fine della scuola e l'avvio della stagione estiva. Invece è un fine settimana di dolore e di shock per le loro famiglie. Ma anche di rabbia e di polemiche per la lenta reazione della polizia. «Abbiamo bisogno di aiuto», qualcuno grida dalla folla radunatasi per Biden al governatore del Texas Greg Abbott, aspramente criticato per aver allentato le leggi in vigore nello stato sulle armi.
I genitori dei bimbi chiedono risposte, un'inchiesta accurata su cosa non ha funzionato, sul perché gli agenti hanno atteso oltre un'ora prima di entrare in azione. Il consigliere della contea di Uvalde Ronnie Garza chiede un'indagine dell'Fbi.
A livello federale il Dipartimento di Giustizia fa sapere che condurrà un esame su come gli agenti hanno risposto alla sparatoria, con «l'obiettivo di fornire un resoconto indipendente» su quel nero 24 maggio.
Qualcosa sembra muoversi anche in Congresso. Un gruppo bipartisan è al lavoro per cercare un compromesso sulle armi, ma - notano gli osservatori - le proposte in discussione sono deboli e non avrebbero prevenuto la sparatoria di Uvalde.
Di fronte alla seconda strage di massa in due settimane - la prima quella del 14 maggio a Buffalo - anche il muro dei repubblicani mostra però qualche crepa. Pur compatti di fronte alla difesa della "sacralità" del Secondo Emendamento, i conservatori sembrano infatti pronti a cercare un'intesa in grado di smorzare la rabbia di un'America esasperata dall'ennesima strage a scuola.
Fra le ipotesi allo studio c'è quella della "Red Flag Laws" che consente a polizia e famigliari di chiedere a un tribunale il ritiro delle armi a qualcuno ritenuto pericoloso per se stesso e per gli altri.
A Uvalde Biden però non vuole parlare di politica. Da papà che ha perso un figlio, il presidente sa cosa vuol dire provare un vuoto incolmabile e proprio per questo non vuole politicizzare la sua visita. Di certo però la strage rafforza la sua volontà per una riforma delle armi di buonsenso.
Una voglia che deve però fare i conti con le elezioni di novembre. Già in difficoltà nei sondaggi Biden non può permettersi di essere coinvolto direttamente nelle trattative in corso per un compromesso su un tema divisivo come le armi. Le implicazioni politiche sarebbero troppo alte per un partito, quello democratico, che già rischia grosso al voto di metà mandato.