La via diplomatica secondo il presidente resta la migliore da seguire: «La nostra mano è tesa per la pace»
L’obiettivo è la normalizzazione dei rapporti con l'Arabia Saudita e l'allargamento degli Accordi di Abramo.
WASHINGTON / RIAD - joe Biden tira dritto sulla sua visita in Arabia Saudita. Alla vigilia del controverso incontro con il principe ereditario Mohammed bin Salman, il presidente americano rivendica la bontà di una scelta che in patria continua ad essere oggetto di attacchi chiarendo una volta per tutte che Riad serve agli Stati Uniti non solo dal punto di vista economico ma anche per tornare ad avere un ruolo di primo piano in Medio Oriente.
«Vado in Arabia Saudita per promuovere gli interessi degli Stati Uniti e rilanciare nella regione la nostra influenza che, erroneamente, non abbiamo più esercitato», ha affermato Biden in una conferenza stampa con il premier israeliano Yair Lapid spiegando che il rischio è lasciare campo libero a Mosca e Pechino. «Ci sono così tante questioni in gioco, voglio assicurarmi che gli Stati Uniti continuino ad avere un ruolo guida in Medio Oriente, senza lasciare vuoti che siano riempiti dalla Russia o dalla Cina», ha sottolineato il capo della Casa Bianca.
L'ombra dell'omicidio di Khashoggi - E tuttavia Biden è apparso in difficoltà quando gli è stato chiesto se avesse intenzione di menzionare l'assassinio del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi nel suo incontro con il reggente di fatto della monarchia petrolifera. «La mia posizione è sempre stata assolutamente chiara e non sono mai stato in silenzio quando si è trattato di parlare di diritti umani», ha dichiarato il leader Usa, evitando di dire esplicitamente se l'argomento sarà trattato nel colloquio con Mbs, colui che dai servizi Usa è considerato il responsabile della morte del reporter.
Chi vede di buon occhio la missione a Riad è invece Israele che punta, tramite la mediazione Usa, ad un allargamento degli Accordi di Abramo e ad una normalizzazione dei rapporti con Riad. «Quando incontrerà i leader di Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Oman e Iraq», ha detto Lapid a Biden, «vorrei che trasmetteste a tutti loro un messaggio da parte nostra: la nostra mano è tesa per la pace».
La soluzione dei due stati - Prima di partire per Riad Biden si recherà in visita in un ospedale a Gerusalemme est, la parte della città che i palestinesi considerano la propria capitale, e poi incontrerà a Betlemme il presidente Abu Mazen. Dopo la gaffe del suo consigliere per la sicurezza Jake Sullivan sull'ipotesi di aprire un consolato americano a Gerusalemme est, il presidente in conferenza stampa è dovuto tornare sull'argomento sollecitato dai reporter locali e ha chiarito che la tappa nella parte orientale della città non rappresenta «nessun cambiamento» nel riconoscimento da parte degli Stati Uniti di Gerusalemme come capitale di Israele. Detto questo, una parte dei media israeliani ha sottolineato con disappunto che Biden a Gerusalemme est non sarà accompagnato da nessun funzionario dello Stato ebraico.
Il nucleare iraniano - Sul fronte dell'Iran, nonostante nella dichiarazione congiunta si affermi che gli Stati Uniti sono pronti a fare tutto quanto è in loro potere per impedire che Teheran ottenga la bomba atomica, le posizioni di Israele e Usa restano distanti. «Prevenire che l'Iran ottenga l'arma nucleare è vitale per la sicurezza globale», ha assicurato il presidente americano, che tuttavia ha ribadito che per Washington «la via diplomatica» resta la migliore da seguire. Certo, ha concesso, gli Stati Uniti non sono disposti ad aspettare l'Iran in eterno. Per Lapid, tuttavia, le parole non bastano a fermare Teheran. «Occorre sul tavolo una minaccia militare credibile. Bisogna che il regime iraniano sappia che se continua a ingannare il mondo pagherà un prezzo elevato», ha incalzato.
L'Iran da parte sua ha messo in guardia gli Stati Uniti e i loro alleati assicurando che risponderà alle minacce. «Non accetteremo alcuna crisi nell'area e qualsiasi errore commesso in questa regione riceverà una risposta dura», ha tuonato il presidente Ebrahim Raisi.