Il 45% delle interruzioni di gravidanza avviene con metodi non sicuri.
GINEVRA - Nel momento in cui il diritto all'aborto è messo in discussione negli Usa e continua ad essere negato in molti Stati del mondo, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) punta i riflettori sui rischi delle interruzioni di gravidanze.
«Quasi la metà di tutte le gravidanze non sono intenzionali - scrive l'Oms sul suo sito - ovvero circa 122 milioni, e tre su dieci finiscono con un'interruzione volontaria. L'aborto è una procedura sanitaria semplice e comune, ed è sicuro se effettuato utilizzando un metodo adeguato alla durata della gestazione e da un operatore sanitario con le competenze necessarie, nel rispetto delle linee guida. Ogni anno, invece, il 5-13% dei decessi materni può essere attribuito ad aborto non sicuro. Nelle regioni sviluppate, si stima che muoiano 30 donne ogni 100.000 per aborti non sicuri e nelle regioni in via di sviluppo il numero sale a 220 decessi ogni 100.000». Inoltre si verificano 73 milioni di aborti indotti. Quando le donne incontrano ostacoli, spesso ricorrono a interruzioni di gravidanza non sicure, che rappresentano il 45% del totale di quelle eseguite ogni anno nel mondo e nella stragrande maggioranza avvengono in paesi in via di sviluppo.
La mancanza di accesso a servizi di assistenza e gestione prima, durante e dopo l'aborto sicuri e tempestivi, spiega l'Oms, «rappresenta un rischio, non solo per il benessere fisico, ma anche mentale e sociale di donne e ragazze». Garantire l'accesso a cure per l'aborto sicuro, conclude l'Oms, «è quindi fondamentale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile relativi alla buona salute e al benessere e uguaglianza di genere».