Un 28enne con problemi psichici ha tentato di aprire la bara presso la camera ardente di Westminster Hall.
Dopo aver cercato di togliere lo stendardo reale che avvolgeva la bara l'uomo è stato placcato dall'intervento di alcuni agenti.
LONDRA - Non credeva che la regina Elisabetta fosse davvero morta. Sarebbe stata questa convinzione a spingere nei giorni scorsi ad agire il 28enne protagonista del tentato "assalto" al feretro della sovrana durante l'omaggio popolare alla camera ardente di Westminster Hall cui - secondo le ultime stime - hanno partecipato durante quattro giorni almeno 250'000 persone a Londra. È quanto sembra emergere da un'udienza preliminare in tribunale sulla vicenda, tenuta oggi dopo l'incriminazione dell'uomo - presumibilmente un mezzo squilibrato - per »disturbo alla quiete pubblica».
Dinanzi al giudice, un testimone ha infatti accreditato all'imputato, Muhamad Khan, cittadino britannico residente nella zona est di Londra, anche l'intenzione d'infiltrarsi a Buckingham Palace nei giorni successivi alla notizia della morte della regina 96enne: nella persuasione di poterla trovare viva, poiché animato dal sospetto che l'annuncio ufficiale fosse un inganno.
Intenzione rimasta sulla carta, ma a cui Khan ha fatto invece seguire la decisione di mettersi in coda per ore per entrare a Westminster Hall. Luogo dove ha avuto infine accesso la notte fra venerdì e sabato e dove, improvvisamente, è uscito dalla fila dei visitatori, salendo di corsa i gradini del catafalco e cercando di togliere lo stendardo reale che avvolgeva la bara quasi a volerla poi aprire. Fino all'intervento di alcuni agenti che lo hanno rapidamente bloccato e portato via, come documentato anche da diverse immagini amatoriali.