Fa discutere la disomogeneità nell'applicazione delle sanzioni occidentali nei confronti dei prodotti russi.
ANVERSA - In Europa c’è ancora chi fa business con la Russia e non ne vuole proprio sapere di introdurre sanzioni o limitazioni al commercio con le imprese di Mosca.
Business dei diamanti - È il caso del Belgio e del suo lucroso commercio di diamanti, che impegna circa 1700 aziende e 4500 rivenditori. Un business “immorale” che Polonia e Paesi Baltici segnalano da tempo ormai all’UE, affinché venga inserito nella lunga serie dei prodotti e commerci “no way”.
Lo studio - Ad Anversa, città portuale del Belgio, passa l’86% dei diamanti grezzi del mondo (da Botswana, Canada, Sudafrica, Angola) come riporta una ricerca condotta e pubblicata dal The Guardian. E proprio stando a quanto riportato dal quotidiano britannico, anche le pietre preziose prodotte dai Russi sono ancora voce integrante del ricco fatturato.
Le cifre - Prima della guerra in Ucraina, è bene sapere che il 25% dei diamanti grezzi transitanti per Anversa provenivano dal paese governato da Putin. Nel 2021 il Belgio aveva importato diamanti russi per 1,8 miliardi di euro. Commercio continuato anche dopo l’inizio del conflitto: 1,2 miliardi di euro è la cifra relativa ai primi otto mesi del 2022, secondo le statistiche della banca nazionale belga.
Business e guerra - Ma c’è di più, una delle maggiori società esportatrici russe, la cui proprietà è condivisa al 66% dal governo di Mosca e dalla repubblica Yakutia (nord della Siberia), avrebbe finanziato la costruzione di un sottomarino russo. Su questa base, lo scorso settembre, funzionari UE avevano proceduto a sottoporre una bozza di richiesta di sanzioni nei confronti della società leader nei preziosi. Ma la richiesta è poi letteralmente sparita.
Zelensky all’attacco - Anversa sembra proprio non aver intenzione di interrompere questo tipo di business, nonostante le parole del leader ucraino Zelensky, che lo scorso marzo aveva ammonito il parlamento belga sul fatto che la pace valesse «più di qualsiasi diamante».
La difesa del governo Belga che non convince - Per tutelare posti di lavoro, «il nostro Paese non ha mai bloccato le misure legate al settore dei diamanti», ha dichiarato a marzo il primo ministro belga, Alexander De Croo. Ma c’è di più, le associazioni dell’industria delle pietre preziose sostengono che mettere sanzioni ai prodotti di origine russa comporterebbe solamente un esodo dei traders dal Belgio all’India e al Medio Oriente.