Le domolizioni dovrebbero iniziare l'8 di gennaio
NUOVA DELHI - In India, nella città di Haldwani, nel nord del paese, migliaia di famiglie si oppongono all'ordine di demolizione delle loro case, «costruite illegalmente» su una striscia di terra lunga due chilometri appartenente alle ferrovie e che affianca i binari.
Secondo l'Alta Corte dello stato indiano dell'Uttarakhand, oltre 4'000 edifici, tra case, chiese e scuole dovrebbero venire distrutte a partire dall'8 gennaio.
Gli abitanti dell'area, quasi 50'000 persone, continuano a protestare con marce a lume di candela, digiuni, riunioni di preghiera, chiedendo alle autorità di non procedere con le demolizioni.
Oltre alle case, di cui almeno la metà delle famiglie sostiene di possedere gli atti di proprietà, nell'area ci sono quattro scuole statali, 11 private, una banca, due cisterne dell'acqua, 10 moschee e quattro templi indù, oltre a decine di botteghe e officine.
Dopo la sentenza della Corte del 20 dicembre, che ha chiuso una disputa iniziata nel 2013, l'amministrazione del distretto ha pubblicato manifesti in cui invita la popolazione a organizzarsi e ad abbandonare l'area.
Molte organizzazioni della società civile e partiti hanno aderito alla protesta, accusando il Bjp, il partito del premier indiano Narendra Modi che governa nello stato dell'Uttarkhand, di sostenere le demolizioni perché gli abitanti sono in grande maggioranza musulmani.
Vivek Gupta, leader del Partito del Congresso ed ex governatore dello stato, ha tenuto una "maun vrat", una "cerimonia del silenzio" a Dehradun, la capitale dello stato: «Sarebbe davvero doloroso - ha dichiarato - se 50'000 persone, compresi bambini, vecchi e donne incinte si dovessero ritrovare per strada, senza casa». Alla domanda su come sia stato possibile che un quartiere così esteso sia sorto illegalmente, Vivek Gupta, dirigente delle ferrovie, ha risposto: «Accade in tutta l'India».