Leader civili e militari sono indicati da un rapporto come i responsabili di diverse violenze.
NAIROBI - Diversi esponenti di spicco del Sud Sudan sono stati accusati di atrocità contro i civili da una commissione dell'Onu per i diritti umani, che ne hanno chiesto il perseguimento in un nuovo rapporto. Nel documento si elencano le responsabilità ascrivibili a leader civili e militari per dilaganti omicidi, stupri e schiavitù sessuali nel Paese.
Dopo un anno di indagini nei sei Stati della nazione più giovane del mondo, la commissione - formata da tre componenti - ha pubblicato un riepilogo parziale delle sue conclusioni a marzo, affermando che nessuna delle persone nominate nel rapporto è stata chiamata a rispondere dei propri crimini. «Per diversi anni, le nostre scoperte hanno costantemente dimostrato che l'impunità per gravi reati è l'elemento fondamentale della violenza e della sofferenza affrontata dai civili in Sud Sudan», ha detto Yasmin Sooka, a capo della commissione.
Nel rapporto si nominano Joseph Monytuil, governatore dello Stato di Unità, e il tenente generale delle forze di difesa del Sud Sudan Thoy Chany Reat in relazione alle uccisioni nella contea di Mayom ad agosto 2022, quando quattro ufficiali ribelli furono giustiziati in modo sommario dai soldati, come risulta da video poi diffusi. Tre furono fucilati da un plotone, mentre il quarto fu arso vivo in una capanna. Nel documento si fa anche il nome di Gordon Koang, commissario della contea di Koch accusato di aver guidato attacchi contro i civili della vicina contea di Leer tra febbraio e aprile dell'anno scorso.
Il governo ha denunciato l'ingerenza della commissione nei propri affari interni, respingendo le ultime conclusioni del rapporto.