Belgrado e Pristina non hanno dato ascolto agli appelli della comunità internazionale, secondo un funzionario Nato
PRISTINA - Per Thomas Goffus, assistente segretario generale per le operazioni Nato, in Kosovo non si sono registrati progressi in fatto di de-escalation delle tensioni al nord.
Parlando ai giornalisti oggi a Pristina, Goffus ha detto che Belgrado e Pristina non hanno dato ascolto agli appelli della comunità internazionale per l'adozione di misure concrete in grado di allentare le tensioni e normalizzare la situazione.
«Ciò minaccia la sicurezza di tutti i residenti in Kosovo e anche del personale Nato», ha affermato l'alto funzionario americano denunciando un calo della «collaborazione pratica e politica con il Kosovo». Una cosa questa, ha osservato Goffus, che è «in contrasto con le aspirazioni euroatlantiche del popolo kosovaro».
A suo avviso, dopo l'invasione russa dell'Ucraina «nessuno dovrebbe rischiare un nuovo conflitto in Europa che minerebbe la pace e la stabilità». Goffus ha ricordato che 93 militari della missione Kfor sono rimasti feriti nel corso degli scontri a fine maggio nel nord del Kosovo con i dimostranti serbi, alcuni in modo grave. Il maggior numero di soldati Kfor feriti dal 1999. «Tutto ciò è assolutamente inaccettabile, e non deve ripetersi. La Nato lo ha detto chiaramente anche alle autorità serbe». A Pristina Goffus ha incontrato la presidente del Kosovo Vjosa Osmani e il premier Albin Kurti.