Najla al-Mangoush è stata nel frattempo sospesa a titolo precauzionale; un'indagine è stata aperta sul suo conto.
TRIPOLI - Un primo passo storico per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Oppure un grave errore costato caro alla ministra degli Esteri libica Najla al-Mangoush. Le opinioni si dividono sull’incontro, avvenuto a Roma settimana scorsa grazie ai buoni uffici della Farnesina, tra una delegazione israeliana e una libica.
Nel frattempo il primo ministro del governo di Tripoli, Abdelamid Dbeibah ha sospeso a titolo precauzionale la ministra degli Esteri Najla Al Mangoush e l'ha denunciata per avviare indagini penali sul suo conto a seguito del suo «incontro segreto» a Roma con il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen.
La notizia dell'incontro di Roma ha immediatamente scatenato forti proteste a Tripoli. Già dalla tarda serata scene di pneumatici bruciati, bandiere d'Israele alle fiamme e gente in strada per chiedere le dimissioni di Mangush erano segnalati in vari quartieri della città dal The Libya Observer e The Libya Update.
La decisione del premier - riferisce il sito di Alwasat - prevede ora la formazione di una commissione investigativa presieduta dal ministro della Giustizia e la partecipazione del ministro degli Enti Locali e del direttore del Dipartimento Affari Legali e Reclami del Gabinetto.
Avrà il compito di indagare su Mangoush e fornire un rapporto a Dbeibah entro un massimo di tre giorni. Il ministro della Gioventù Fathallah Abdullatif al-Zini sarà temporaneamente incaricato di dirigere il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
E' stato in particolare il capo del Consiglio presidenziale libico Mohammed Menfi a chiedere a Dbeibah di fornire spiegazioni sull'incontro a Roma. In una lettera a Dbeibah vista da Alwasat, Menfi ha affermato che l'incontro tra Mangoush e Cohen «non riflette la politica estera dello Stato libico» ed è «una violazione delle leggi libiche che criminalizzano la normalizzazione con l'entità sionista».
Menfi ha spiegato che la sua direttiva si basa sugli esiti del Forum di dialogo politico libico firmato a Ginevra il 7 novembre 2020, che affida al Consiglio di presidenza il compito di seguire e supervisionare il dossier di politica estera.
E all'attacco del governo di unità nazionale è andato l'ex capo dell'Alto Consiglio di Stato libico, Khalid al-Mishri, affermando che l'esecutivo riconosciuto a livello internazionale ha «oltrepassato tutte le linee rosse» e deve essere mandato a casa dopo l'incontro Mangoush-Cohen.
«Il progetto del governo di unità nazionale è andato oltre tutte le linee proibite ed è diventato un dovere abbatterlo», ha detto al-Mishri in una nota, riportata dal The Libya Update, sottolineando le informazioni che indicano che ci sono stati precedenti incontri tra funzionari libici in questo governo e visite nei territori occupati.